• 20 Set

    LA PURIFICAZIONE DEL CUORE

    MATTA EL MESKIN
    L’ESPERIENZA DI DIO NELLA PREGHIERA – ed. Qiqajon  COMUNITA’ DI BOSE

     

    In senso biblico, il cuore è il centro dal quale sgorgano tutte le reazioni della vita spirituale e corporea: “Con ogni cura vigila sul tuo cuore, perché da esso sgorga la vita” (Pr 4,23), non sol­tanto quelle buone, ma anche quelle cattive: “Dal cuore, infatti, provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adultèri, le pro­stituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie” (Mt15,19).

    Il cuore diviene così l’interprete della situazione dell’uomo, sia egli buono o cattivo: “L’uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l’uomo cattivo, dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuo­re” (Lc 6,45), il che significa che il movimento interiore del cuo­re influenza l’uomo tutto intero, il suo pensiero, le sue parole e le sue azioni. Gli è impossibile parlare senza svelare il proprio cuore, che lo voglia o no: “Perché la bocca parla dalla pienezza del cuore” (Lc 6,45). Così la parola dell’uomo esprime la realtà del suo cuore e può, di conseguenza, giustificarlo o condannar­lo: “Poiché in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato” (Mt 12,37). Il rapporto tra il cuore e la bocca è espresso da Paolo: “Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza” (Rm  10,10). Quin­di, ciò che il cuore crede, la bocca deve confessarlo.

    Ma l’evangelo ci parla della possibilità di veder coesistere nell’uomo due cuori, l’uno che traduce esattamente il suo stato, l’altro, contraffatto, dal quale escono pensieri, parole e azioni simulate che non traducono lo stato reale dell’uomo. Egli allora parla e agisce da uomo virtuoso per far credere di esserlo, invece è malvagio: “Razza di vipere, come potete dire cose buone, voi che siete cattivi? Poiché la bocca parla dalla pienezza del cuore” (Mt 12,34).

    Questa parola del Signore ci insegna come sia impossibile all’uomo dire cose buone quando è cattivo, a meno che egli non possieda in se stesso, per simulare la virtù, una forza supple­mentare o un altro cuore che viene dal demonio. Possiamo percepire questo dal fatto che il Signore descriva i falsificatori del bene “razza di vipere“, perché la vipera è il simbolo del demo­nio; e l’obiettivo della dimostrazione simulata della virtù è quel­lo di mascherare il male e meglio assicurarne la persistenza. Tale è la tattica peculiare del demonio.

    Il demonio non si accontenta di insozzare il cuore con il male e le passioni, trasformando il “tesoro del cuore” in rifugio del maligno che diffonde il male, ma vi aggiunge la possibilità di as­sociargli un secondo cuore che parla virtuosamente al fine di mascherare il male e meglio assicurarne la diffusione e l’azione.

    Quanto all’azione di Dio sul cuore, essa consiste nello strap­pare radicalmente il cuore malvagio creando nell’uomo “un cuore nuovo” (Ez 36,26). E con questo cuore nuovo l’uomo diventa necessariamente un uomo nuovo. “Lo spirito del Signore inve­stirà anche te e ti metterai a fare il profeta insieme con loro e sa­rai trasformato in un altro uomo… Ed ecco, quando ebbe voltato le spalle per partire da Samuele, Dio gli mutò il cuore” (1Sam   10,6.9).

    Nella Bibbia, la creazione del cuore nuovo equivale a tre ope­razioni essenziali. La prima: il cuore dell’uomo peccatore è con­trito; la seconda: l’uomo è interamente lavato e purificato dall’interno; la terza: l’uomo riceve lo Spirito santo. Ritroviamo queste operazioni espresse con grande chiarezza nel Salmo 51. Nell’Antico Testamento, la creazione di un cuore nuovo era un’operazione eccezionale e individuale. Nel Nuovo Testamento, essa è generalizzata, non solo relativamente alla creazione di un cuore nuovo, ma anche alla creazione di un uomo interamen­te nuovo.

    Quanto alle tre operazioni, le ritroviamo tutte nel mistero battesimale, nel quale il cuore è lavato e purificato nella fede: “… purificandone i cuori con la fede” (At 15,9). Sul piano sen­sibile ciò è espresso con l’immersione nell’acqua nel Nome di Cristo. Ma la purificazione è completa solo quando il cuore, contrito per il pentimento e la rinuncia al peccato, ottiene la remissione: “Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel Nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito santo” (At 2,38). E’ quindi a perfezionamento della purificazione per la fede e il pentimento che l’uomo riceve lo Spirito santo.

    Così, la creazione di un cuore nuovo con l’acqua e lo Spirito diventa possibile per ogni uomo tramite la fede e la conversione. C’è però una differenza importante tra la purificazione del cuo­re attraverso la fede e la conversione, e la creazione, attraverso lo Spirito santo, di un cuore puro e nuovo.

    La purificazione del cuore è per noi un percorso obbligatorio e necessario, mentre la creazione di un cuore puro e nuovo e un’azione soprannaturale che spetta a Dio solo. E’ tuttavia lega­ta al nostro cammino, perché è nella misura in cui noi purifichiamo il nostro cuore attraverso la fede e la conversione che di­ventiamo atti ad accogliere pienamente quel cuore nuovo crea­to a immagine di Dio. E’ nella misura in cui detestiamo il male, aborriamo i pensieri e le passioni malvagie e abbiamo in orrore le opere del peccato, che diventiamo atti ad accogliere la potenza della santità perché abiti in noi come una nuova natura, river­sando in noi l’amore divino e ispirandoci le opere di giustizia. Nella misura in cui ci sforziamo di purificare il nostro cuore dal­le tenebre del peccato che oscurano lo sguardo spirituale, diven­tiamo atti ad accogliere la verità, a portarla e a radicarla nelle profondità del nostro essere. In altri termini, è nella misura in cui ci sbarazziamo dell’uomo vecchio con i suoi mali esecrabili che possiamo apparire nella forza dell’uomo nuovo divino: “Vi siete spogliati dell’uomo vecchio con le sue azioni e avete rive­stito il nuovo, che si rinnova, per una piena conoscenza, a im­magine del suo creatore” (Col 3,9-10).

     Entriamo qui nell’ambito della teologia ascetica e mistica per la quale le opere dell’uomo e la sua fatica, sostenute dalla grazia, rappresentano una base essenziale nell’accoglienza dei doni ineffabili di Dio che superano tutte le opere e la natura stessa dell’uomo. I padri asceti hanno posto come condizione indispensabile della salvezza “la purificazione del cuore”, perché essa condiziona la nascita dell’uomo nuovo e permette di vivere una nuova vita spirituale in Cristo. Per i padri, il cuore, hè kardia, rappresenta, conformemente alla nozione biblica, il centro dell’essere umano nella sua totalità. Corrisponde, con la sua descrizione e i suoi effetti, a quello che è il cervello per i medici. Ha anche, senza dubbio, un senso più ampio: è il centro delle facoltà, delle capacità, dell’intelli­genza, del discernimento, della volontà, della sapienza e del giu­dizio, tutto ciò nasce da esso e in esso si fissa. “Così è per il cuore che ha la mente che lo governa, la co­scienza che lo rimprovera, i pensieri che lo accusano e lo difendono”.  (Macario il Grande, Hom. sp. 15,33). Nella stessa omelia, Macario descrive il cuore come “l’offici­na della giustizia e dell’ingiustizia, là la morte, la vita, il commercio onesto e quello fraudolento “.
    Sebbene il cuore possa diventare il crocevia di tutti i mali, egli dice ancora:  E di nuovo là vi è Dio e anche gli angeli, la vita e il regno, la luce e gli apostoli, le città celesti, i tesori di grazia…  (Macario il Grande, Hom. sp. 43,7). Il cuore dirige e governa l’intero corpo e quando la grazia si è impossessata dei pascoli del cuore regna su tutte le membra e sui pensieri. Nel cuore è la sede dei pensieri e ogni pensiero dell’anima e la sua speranza, perciò da esso la grazia fluisce in tutte le membra del corpo.  (Macario il Grande, Hom. sp. 15,20).

     Appare così che la grazia, agli occhi dei padri, può penetrare il pensiero, la volontà, la coscienza e tutte le membra, se ha do­minato il cuore. In altri termini, la natura dell’uomo il cui cuore è investito dalla grazia diviene, a causa di ciò, una natura spiri­tuale nuova. Da qui il valore della purificazione del cuore come preludio all’inabitazione della grazia. Macario il Grande insiste nel dire che il cuore malvagio insoz­za la volontà e corrompe le inclinazioni e gli istinti naturali. Nel­lo sguardo e nelle mani di un simile uomo, senza che egli se ne renda conto, tutto diventa impuro:  Nel cuore di quanti sono figli della tenebra regna il pec­cato ed esso fluisce in tutte le sue membra, infatti “dal cuo­re escono i pensieri malvagi” (Mt 15,19) e, diffusosi in tal modo, ottenebra l’uomo … Come l’acqua fluisce attraverso un canale, così il peccato attraverso il cuore e i pensieri. Quanti negano questo sono confutati e dileggiati dal pecca­to stesso, benché esso non voglia trionfare; il male infatti cerca di restare occulto e nascosto nei pensieri dell’uomo”  (Macario Il Grande, Hom. sp. 15,21).

    Così, il primo sforzo dell’uomo e la sua prima preoccupazione per sormontare le derive della volontà e raddrizzare le inclina­zioni e gli istinti che si fossero lasciati sottomettere dalla domi­nazione del male diventa, prioritariamente, la purificazione del cuore, cioè il faccia a faccia con il male all’interno del cuore per dominarlo, combatterlo e annientarlo.

    Macario descrive il cuore nella stessa omelia 15 come “il pa­lazzo di Cristo, dove viene a riposare“. Lo descrive anche come “il capitano di una nave che dirige e governa tutto l’equipag­gio“, come il conducente del carro: “Se un carro, le redini, gli animali e l’intero equipaggio sono affidati a un solo conducente, costui, quando vuole, spinge il carro a rapidissima velocità e, quando vuole, lo ferma; e a sua volta il carro dunque è in potere di chi lo guida. Così anche il cuore”. È così che Macario esprime l’aspetto primario dell’azione del cuore e la sua estrema importanza in quanto capitano della nave della nostra vita e conducente del carro che traina i nostri corpi. Se quindi il capitano è ignorante e insensato, che cosa ne sarà della nave? E se il conducente è scervellato e folle, quale sarà la fine del viaggio per il carro e i suoi cavalli? Se la casa è sporca, come potrà il Signore venire a riposarvi e ad abitarvi? Quanto più la casa dell’anima, ove riposa il Signore, ha bisogno di essere adornata affinché possa entrarvi e riposar­vi colui che è immacolato e irreprensibile. In quel cuore tro­vano riposo Dio e tutta la chiesa celeste.  (Macario il Grande, Hom. sp. 15,45).

     Macario ritiene che, come la costruzione della città comincia con la demolizione delle rovine, come la coltivazione della terra comincia col dare fuoco ai rovi, così il cammino della vita co­mincia con la purificazione del cuore. Quando una casa è stata abbandonata e uno la vuole ri­costruire, innanzitutto abbatte gli edifici in rovina, perico­lanti… E chi vuole coltivare un giardino in luoghi deserti e maleodoranti comincia per prima cosa a ripulire il posto, lo cinge con un recinto, scava dei fossi … Così anche le volon­tà umane dopo la trasgressione sono incolte, deserte, disse­minate di spine … Occorre dunque molto lavoro e molta fatica per ricercare e porre il fondamento finché nel cuore de­gli uomini non venga il fuoco e inizi a ripulirlo dalle spine.  (Macario il Grande, Hom. Sp. 15,33).

     Ma perché Dio ha scelto il cuore dell’uomo quale luogo privi­legiato del suo riposo, escludendo ogni altro? “Dammi il tuo cuore e prestami attenzione, figlio mio, e tieni fisso lo sguardo ai miei consigli” (Pr 23,26). E il primo comandamento: “Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore” (Dt 6,5). In realtà, l’uomo non possiede nulla di più fondamentalmente sensibile, tenero, dolce, misericordioso e affettuoso del cuore. Il cuore esprime l’insieme dei sentimenti dell’uomo più delicati e più veri. Non è tuttavia per questo motivo che Dio chiede il cuore dell’uomo. Il cuore ha una qualità che supera la dolcezza, la tenerezza, la misericordia e l’affetto, che fa di lui il centro dal quale sgorga la personalità con tutte le sue componenti, le sue caratteristiche e i suoi particolarismi. Il cuore è, in un certo senso, il santo dei santi dell’uomo. E’ questa sola qualità a renderlo degno di Dio. Co­sì, se l’uomo ama Dio con tutto il cuore, ciò significa che l’ama con tutto il proprio essere; di più, significa che si dona intera­mente a lui. E quando Macario dice che il cuore ingloba la mente, la co­scienza e i pensieri, mette l’accento sulla ragione principale dell’interesse di Dio per il cuore dell’uomo e per il suo amore.

    Dio non è interessato all’amore affettivo, quali che siano la sua intensità e perfino la sua violenza, perché si tratta di un amore che durante il cammino, quando i sentimenti sono feriti o offesi, necessariamente si spegne. Dio si preoccupa dell’amore del cuore, quello nel quale l’uomo si dona e dona tutto ciò che è, quell’amore le cui ferite ravvivano la fiamma, che i dolori af­finano e che la morte perfeziona.
    Per questo la purificazione del cuore è di una tale importanza per coloro che desiderano amare Dio. Dio non chiede né accetta l’amore parziale o condiviso. E’ necessario che il cuore sia total­mente per Dio. “Con tutto il tuo cuore“, vuoi dire: con un cuore depurato da tutte le imperfezioni dei sentimenti umani, dai le­gami carnali o dalle inclinazioni e dalle emozioni dei sensi, ciò significa anche completamente purificato da tutti gli idoli e dai culti segreti. Il santo dei santi deve essere consacrato a Dio solo e per lui ornato.

     

    Posted by attilio @ 14:42

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