• 22 Feb

    EUCARISTIA

    SPIRITUALITA’ DI UN MISTERO

    padre Attilio Franco Fabris

    1. Eucaristia e memoriale

    Il linguaggio liturgico parla dell’Eucaristia come di Mysterium fidei.

    La ragione apparentemente più logica ed istintiva dice che questa definizione è data dal fatto che l’eucaristia trascende le nostre capacità di comprensione e intendimento umane, e di qualsiasi spiegazione di tipo razionale.

    La ragione vera è un’altra:

    l’eucaristia è Mysterium fidei perché esprime e realizza in misura massima tutta l’opera salvifica che Dio ha messo in atto per l’uomo lungo la storia.

    E’, se possiamo usare questo termine, il compendio, il riassunto di tutta la storia di salvezza: dalla creazione, alla  redenzione, alla parusia.

    Infatti, se la catechesi insegna che i principali misteri della  fede sono l’unità e la Trinità di Dio e l’incarnazione del verbo, nell’eucaristia ritroviamo l’accesso più sicuro, la chiave di volta, al mistero dell’incarnazione e di conseguenza allo stesso mistero trinitario.

    Appare evidente che tutti i racconti dell’istituzione eucaristica hanno a cuore di annunciare in ciò che accadde in quella notte del giovedì santo l’esplicitazione del significato del mistero pasquale (passione, morte, risurrezione). In modo particolare questo lo troviamo nel racconto di Luca (cc. 22).

    Gli apostoli stanno discutendo su chi è il più grande tra loro, e questo proprio dopo che Gesù ha spezzato il pane per loro e ha consegnato il calice. Gesù qui imparte una lezione fondamentale di interpretazione dell’eucaristia:

    “Gesù disse loro: i re delle nazioni le dominano e quelli che hanno autorità u di esse sono chiamati benefattori. Per voi però non deve essere così, ma il maggiore di voi sia come il giovane e chi comanda come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi siede a tavola o colui che serve? Non è forse colui che siede a mensa? Eppure io sono in mezzo a voi come uno che serve” (22, 25-27).

    Non c’è qui solo un invito all’umiltà, vi è invece rivelata l’indicazione del motivo che ha portato Gesù ad istituire l’eucaristia, a darci il punto di vista dal quale deve essere letto il mistero dell’Incarnazione e quindi il Mistero della stessa Trinità.

    Le antiche eresie (es. il docetismo e l’arianesimo) trovavano incompatibile il mistero di Dio con l’incarnazione. Dio non può entrare nel mondo e nella storia, sporcarsi in esso le mani, accettare un’autentica dimensione umana, se lo facesse cesserebbe di essere se stesso.

    Quindi si riteneva che l’incarnazione o fosse una specie di “finta” da parte di Dio di essere uomo (docetismo) , oppure che si trattasse solo di una creatura che esercitasse funzioni divine (arianesimo).

    La semplice ragione umana non riusciva e non riesce ad andare più lontano di queste interpretazioni dei misteri della salvezza. La fede qui non è più accoglienza di una rivelazione che mi supera, ma un tentativo di interpretazione del dato di fatto della fede a partire dai miei piccoli schemi mentali e razionali.

    Ora l’eucaristia sovverte questa distorsione di prospettiva offerta dalla sola ragione umana: il Dio di Gesù Cristo afferma la sua trascendenza, non prendendo le distanze le distanze dagli uomini, ma offrendo la sua Alleanza ad un mondo che l’ha rifiutato. Mi rivela un Dio che manda il proprio Figlio nel mondo non per dominarlo ma per servirlo, consumandola sua vita per esso: Dio infatti ha tanto amato il mondo, che ha dato il Figlio suo Unigenito affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia la vita eterna. Dio infatti non mandò il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. (Gv 3,16-17).

    L’eucaristia è gesto di fedeltà di un Dio che si rivela “servo” nei confronti dell’uomo pur di salvarlo

    Ne ricaviamo tre indicazioni:

    a. La fede accettazione di una logica nuova nella mia vita

    La fede cristiana non consiste solo nell’accettazione di verità che ci trascendono provenienti da una rivelazione divina: essa è anzitutto accettazione di una logica nuova.

    Le “informazioni” ricavate dalla rivelazione, se pur necessarie non sono sufficienti: esse rischiano sempre di essere lette secondo una logica umana che non intacca la vita.

    Non sempre si riflette sul fatto che la prima e radicale conversione del cristiano è quella della fede e che la “metanoia” che essa comporta non è riducibile al rinnovamento del giudizio o al massimo di un comportamento di tipo etico etico, ma è prima di tutto un ribaltamento di prospettiva nella lettura e nell’interpretazione del reale.

    b. Il mistero come evento di salvezza che mi coinvolge

    La nozione di “mistero” inteso come “verità superiore ma non contraria alla nostra ragione, che noi crediamo perché Dio l’ha rivelata” è una nozione riduttiva più vicina alla cultura ellenica che a quella biblica.

    Secondo questa accezione da un lato vi è un Dio che non si lascia scoprire, dall’altro un uomo che vorrebbe saperne di più ma non riesce.

    E’ proprio l’eucaristia ad informarci che il mistero prima di essere una verità da indagare è un veneto di salvezza da cui lasciarsi coinvolgere: è rivelazione di un Dio che vuole attrarci a sé per farci entrare in una logica che supera i nostri piccoli schemi razionali, non è un rebus davanti al quale arrendersi, ma la proposta di entrare in un cammino che umanamente apparirebbe impensabile (del tipo “perdere la vita per salvarla”).

    L’eucaristia ci dice che per arrivare alla conoscenza di Dio bisogna partire dalla storia di ciò che egli ha compiuto per la nostra salvezza, e non dal tentativo di far entrare questa storia negli schemi da noi prefabbricati.

    Se si aggancia il mistero alla storia prima che alla dottrina, l’eucaristia si lascia scoprire anche nel suo aspetto più importante, ovvero nel suo essere “memoriale”.

    c. Eucaristia come memoriale che mi avvolge

    Il ricorrere al termine “memoriale” fa risaltare il fatto che la nostra fede si rifà ad una storia prima che ad una dottrina.

    Ma che cosa è “memoria cristiana”?

    Tutte le religioni positive e primitive danno  un notevole peso alla memoria (profeti, insegnamenti, fondatori, gesta, antenati, riti,…). Ma il ruolo da loro attribuito alla memoria non è mai un gesto di vera fedeltà alla storia.

    Si tratta il più delle volte di una memoria di pura conservazione di alcuni valori irrinunciabili.

    In altre parole: o si tratta di una memoria con una funzione alienante come può essere il tentativo di rendere accettabile il presente con il ricordo del passato (l’”età dell’oro”), o ha la funzione di precludere alla storia qualsiasi apertura al futuro perché si ritiene che l’unica via per godere di un oggi e di un domani soddisfacente è quello di regolare l’oggi e il domani sulla base dell’esperienza di ieri.

    Il memoriale cristiano si colloca al di fuori di queste interpretazioni.

    – Non si tratta di un ricordo nostalgico, ma di un’effettiva ripresentazione dell’evento stesso così da coinvolgere nell’evento stesso coloro che ne fanno memoria.

    – Non si tratta di una memoria di un’esperienza umana meritevole di essere ricordata, ma di un incontro tra Dio e l’uomo la cui validità non può essere giudicata puramente a livello esterno.

    – Non è un ritorno al passato per essere imitato, ma per farne un giudizio salvifico del presente al fine di guardare al futuro.

    Tutti i sacramenti cristiani sono un memoriale, ma in modo particolare questo termine si applica all’eucaristia, in quanto essa esplicita l’economia dell’incarnazione e della salvezza più di ogni altro mistero, e pertanto diventa norma a cui il discepolo deve configurarsi per inserirsi nell’ambito della salvezza tracciato da Cristo.

    San Tommaso ricordava questo in modo esemplare.

    Nell’eucaristia facciamo memoria della passione di Cristo: recolitur memoria passionis eius.

    Da essa attingiamo quella grazia che ci giustifica e salva:  mens impletur gratia.

    Ci è dato un sicuro pegno della gloria futura della risurrezione: et futurae gloriae nobis pignus datur.

    Il memoriale non è dato solo al singolo per permettergli di verificare il suo inserimento nella salvezza, ma è prima di tutto un momento costitutivo della stessa comunità di salvezza.

    Comandando di celebrare l’eucaristia in sua memoria, Cristo ha inteso offrire alla sua comunità la migliore occasione per sottoporsi al giudizio salvifico di Dio, ha voluto dotarla del criterio più valido per verificare fino a che punto essa si edifica ed agisce secondo la logica salvifica che Dio ha introdotto nella storia.


    Eucaristia e memoriale


    * L’eucaristia è Mysterium fidei perché esprime e realizza in misura massima tutta l’opera salvifica che Dio ha messo in atto per l’uomo lungo la storia. E’ la chiave più sicura di interpretazione di tutto il mistero Trinitario e dell’Incarnazione.

    Nella meditazione cerco tali riferimenti.

    * In Lc 22, 14-30 Gesù dona una chiave di interpretazione del mistero eucaristico, il quale a sua volta mi pone dal punto di vista divino nella lettura dell’opera della salvezza. Provo a ripercorrere nella meditazione questo testo.

    * L’eucaristia mi immette nella scelta di accogliere una logica nuova nella mia vita. Non mi offre solo “nozioni” nuove su Dio, ma mi domanda di assumerne il cuore. Essa esige pertanto una metanoia della mia vita che non può risolversi in qualche concetto in più su Dio, ma in uno stile nuovo di vita. Come questo va realizzandosi nella mia vita?

    * L’eucaristia domanda al discepolo un coivolgimento in una storia, quella stessa di Dio e di Gesù. Una incarnazione in questo mondo. Cosa significa questo, cosa comporta?

    * L’eucaristia è memoriale nel quale mi è dato di rendermi presente al dono di Cristo al Padre ai fratelli, di incontrami con Lui, a far sì che esso divemnga criterio di giudizio salvifico sulla mia vita.

    Nella mia partecipazione come questo è presente e operante?

    Posted by attilio @ 14:08

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