• 21 Feb

    Il compimento

    Al centro della comunità ecclesiale


    Letture bibliche

    Deuteronomio 12,2-9: la legge della centralità del culto ha lo scopo di far cercare il Signore dove lui ha stabilito la sua dimora, per evitare che ognuno faccia secondo il suo arbitrio.

    Apocalisse 5,1-10: nella visione celeste l’immagine speculare della assemblea eucaristica terrena è data dalla liturgia intorno al Libro e all’Agnello; essa è centrale nella economia di tutte queste «rivelazioni».

    Salmo 26: il salmista trova salvezza e luce nel Signore; sua aspirazione è abitare nella casa del Signore, suo desiderio è camminare sulla via di Dio.

    Giovanni 14,1-13: Gesù si propone come via perché tutti i credenti giungano alla meta, cioè al Padre da lui e in lui rivelato; a chi crede Gesù promette di compiere le stesse opere da lui compiute.


    Catechesi

    Ricercare il centro della comunità ecclesiale è individuare il nucleo che aggrega i credenti in Cristo e li qualifica in quanto discepoli di Gesù, il crocifisso risorto.

    Questo centro ecclesiale deve essere visibile e constatabile, perché ad esso debbono riferirsi i singoli cristiani, deve essere anche condivisibile e partecipabile, perché da esso deve essere strutturata la comunità.

    Inoltre esso deve manifestare sensibilmente ciò di cui ogni cristiano vive – la sua fede in Gesù e il suo impegno evangelico nel mondo -, poiché deve potersi fare unità spirituale fra la vita dei singolo e quella della comunità.

    Se è centro, esso deve essere punto di concentrazione di ciò che la comunità è nella sua più profonda originalità, per preservarla dalla dispersione, e nel medesimo tempo deve essere punto di irradiazione verso l’esterno, per evitare che la comunità si chiuda sterilmente in se stessa.

    In questo contro si deve quindi parlare il linguaggio della intimità, affinché la comunità sia casa ospitale, e contemporaneamente il linguaggio della missione, affinché la comunità sia segno per il mondo.

    Bisogna che in questo centro la vita cristiana dei singoli e quella ecclesiale della comunità trovino modelli, stimoli, aiuti per la realizzazione di sé.  Inoltre il linguaggio che vi si parla – sia verbale che gestuale – deve risultare comprensibile a ogni cristiano appena iniziato alla fede, e quindi introdotto nella conoscenza elementare della storia della salvezza e specialmente della vita di Gesù.

    Se l’attività che può costituire il centro della vita di una comunità ecclesiale deve corrispondere alle caratteristiche sopra enumerate esso non può essere che l’eucaristia.

    Non soddisfano le esigenze descritte, né un programma di spiritualità né un forte impegno sociale né un progetto missionario… tutte attività buone e necessarie ma settoriali e spesso possibili solo a cristiani già maturi (e comunque anche tali attività si possono ricondurre, per quanto concerne la loro animazione interiore, all’Eucaristia).

    L’eucaristia è azione collettiva – implicante però responsabilmente ogni individuo – che si propone con modalità visibili, regolarmente reiterabili e largamente partecipabili.  Non è difficile per un cristiano unirsi a un’assemblea, trovare in essa qualcosa di cui fruire personalmente e da condividere con gli altri.

    Più difficile sarà tessere relazioni comunitarie prima e dopo la celebrazione, in modo che anche nella stessa celebrazione – le azioni rituali risultino significative di una comunità vera e non solo esigitive di questa.

    L’eucaristia è azione che esprime la fede cristiana nelle sue formalità più specifiche: ascolto di Dio che parla, adesione a Cristo crocifisso-risorto, disponibilità allo Spirito Santo, riconoscimento del Dio Uno e Trino che opera nella storia per la nostra salvezza, accettazione dell’impegno di essere testimone della salvezza ricevuta.

    L’eucaristia dona a ciascuno di poter esprimere la propria fede, mettendogli a disposizione forme rituali comuni nelle quali si manifesta la fede della Chiesa.

    L’eucaristia è azione riservata ai credenti riuniti per dire parole e compiere gesti che costituiscono la vita più intima dei cristiani: colloquio con Dio che si intrattiene con essi conversando; scambio di doni in Cristo, per il quale ricevono lo Spirito Santo e si offrono a Dio; banchetto durante il quale condividono il pane di vita e il calice di salvezza gustando la pace, dono del Signore… Eppure questa esperienza così interiormente ricca non li ripiega su se stessi ma apre loro gli orizzonti del Regno nel servizio fratello da esercitare quotidianamente e nella missione da svolgere verso gli altri.

    Ripetuta con regolarità, con variazioni di letture bibliche e orazioni, spesso secondo programmi formativi legati a feste o tempi liturgici, la messa offre a tutti e a ciascuno, secondo i livelli di fede e le esigenze personali, molteplici possibilità di crescita spirituale e di edificazione ecclesiale, conducendo a quella realizzazione di sé in Cristo che è compito della Chiesa.

    Alcune conoscenze elementari di fede e opportune esperienze significative sono sufficienti per inserire un fedele in questa azione e renderlo un attivo partecipante, con il desiderio di arricchire la propria vita cristiana. Contro la facile obiezione che la messa riduce la vita cristiana nell’ambito del culto rituale, è necessario ricordare la dottrina del N.T. sul sacerdozio battesimale, comune a tutti i cristiani (richiamata dal Vaticano Il, LG 10): esso qualifica l’esistenza cristiana nel mondo come donazione di sé a Dio, e quindi ai fratelli, per Cristo e nel dono dello Spirito Santo (Rm 12,1-2; 1 Pt 2,5.9-10). Un momento particolarmente intenso dell’esercizio di tale sacerdozio, per prenderne coscienza e per acquistarne capacità, si ha nella celebrazione liturgica.

    Ciò che si fa ritualmente e simbolicamente nell’assemblea abilita a operare con un certo stile nella vita.  Soprattutto educa la comunità a comprendere che essa esiste non per se stessa ma per dono di Dio, non per attuare un programma proprio ma per realizzarsi secondo il progetto di Dio, non per coltivare proprie sicurezze ma per rendersi disponibile a ciò che Dio dice e vuole.

    Si realizza così lo specifico della fede cristiana che è accentramento da sé per incentrare la vita sulla parola di Dio e sulla sua azione santificante, e quindi rendersi disponibile per «le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo» (Ef 2,10).

    Una comunità di Chiesa che pone l’eucaristia al centro delle sue attività, comprende e manifesta di essere:

    – popolo di Dio che esiste nella storia per iniziativa divina, in dipendenza del suo Signore, per la forza dello Spirito Santo;

    – gruppo di credenti che trovano la loro identità specifica in riferimento alla parola che Dio dice sempre nell’assemblea liturgica e al dono di salvezza che Dio di nuovo propone in ogni eucaristia;

    – comunità sacerdotale che dà alla sua vita quotidiana il senso di culto gradito a Dio, e comunità profetica che annuncia agli altri l’amore di Dio continuamente sperimentato.


    Preghiera

    Ti nascondi, o Dio, per farti trovare da chi ha occhi puri e cuore generoso: fa’ che la nostra comunità sappia cercarti in quei segni dove ancora il tuo Cristo parla ed agisce distribuendo salvezza e pace. Per Cristo nostro Signore.

    Posted by attilio @ 09:40

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