• 25 Gen

    SIA SANTIFICATO IL TUO NOME

    di p. Attilio Franco Fabris


    Più che trattarsi di domande le prime tre richieste del Padre Nostro esprimono degli auspici, dei desideri, delle attese:

    – sia santificato il tuo nome

    – venga il tuo regno

    – sia fatta la tua volontà

    A questo proposito il Catechismo della Chiesa Cattolica commenta così: E’ proprio dell’amore pensare innazi tutto a colui che si ama. In ognuna di queste tre petizioni noi non “ci” nominiamo ma siamo presi dal “desiderio ardente” dall”ansia” stessa del Figlio diletto per la gloria del Padre suo (2803).

    Il primo di questi desideri è dunque che il santo Nome di Dio sia santificato.

    Si tratta per noi di una espressione strana per noi (è sempre stata per lo più intesa come il rispettare il nome di Dio non bestemmiandolo), ma comunissima nel giudaismo.

    Troviamo ad esempio nella preghiera quotidiana dello Qaddish:

    Sia glorificato e santificato
    il tuo grande Nome
    nel mondo che egli ha creato

    secondo la sua volontà

    E nella terza delle Diciotto Benedizioni leggiamo:

    Tu sei santo e il tuo nome è santo.
    Noi santificheremo il tuo nome nel mondo,
    come è santificato nell’alto dei cieli.

    NELL’ANTICO TESTAMENTO

    Per la cultura semitica il nome non era una semplice designazione convenzionale, esso era intimamente legato alla persona, si identifica con essa.

    Dare un nome nuovo significava ad esempio affidare a quella persona una nuova missione, un nuovo modo di essere, implicava un profondo cambiamento e un potere su di lui (cfr il romanzo di Gary Jennings, L’Azteco, in cui il protagonista Mixtli lo scrivano dovrà cambiare nel suo cammino diversi nomi a seconda con i potenti con cui si troverà a che fare).

    Ricevere un nome da qualcuno significava riconoscere di essere dipendenti da Lui (cf Gn 17,5; 1,3-10; 2,20: Non ti chiamerai più Abram ma Abraham perché padre di molti popoli io ti costituirò)).

    Di conseguenza conoscere il nome significava possedere il segreto intimo della persona, avere un potere su di lui, da qui il suo valore magico.

    Israele conosceva il nome santo di Dio che gli era stato rivelato (cf Es 3,14-15; 6,2-3), ma doveva impegnarsi a non ingiuriarlo mai nè impiegare per maledizioni (cf Lv 24,11-15), nè per giuramenti o altro (cf Lv 19,12; Es 20,7).

    Nel post esilio il rispetto del Nome giunse a tal punto che solo il Sommo Sacerdote lo poteva pronunciare e una sola volta all’anno, nel Santo dei Santi nel giorno dell’espiazione (Yom Kippur). La qual cosa fece sì che si perdesse l’ esatta pronuncia del sacro Tetragramma JHWH.

    Incontrandolo nella lettura della Scrittura doveva essere sempre sostituito da un titolo similare (es Adonai) aggiungendo la formula “Benedetto sia il suo Santo Nome”.

    Ad un primo livello dunque capiamo che santificare  il nome di Dio significa rispettarlo, onorarlo, mai profanarlo, non usarlo in modo magico al fine cioè di voler piegare Dio al proprio servizio (cf Lv 18,21; 20,3).

    Il verbo “santificare” equivale a separare, distinguere.

    Dio è il “Tre volte Santo” (cf Is 6,1-5), ovvero Colui che è totalemente “Altro” dall’uomo, distinto e separato da lui.

    Santificare il nome di Dio ad un secondo livello significa dunque riconoscere che egli è Unico, ineguagliabile, ineffabile nel suo mistero. Ed era in questo senso che il giudaismo interpretava il termine ehad-Uno nello Shemà Israel.

    Israele santificava il nome di Dio professando e magnificando la sua azione nella storia, narrando le opere da lui compiute, manifestando lo stupore per il suo agire e rivelarsi. Ed è questo un terzo livello:

    Anche lo starniero, che non appartiene ad Israele tuo popolo, se viene da un paese lontano a causa del tuo nome perché si sarà sentito parlare del tuo grande nome, della tua mano potente e del tuo braccio teso, se egli viene a pregare in questo tempio, tu ascoltalo dal cielo, luogo della tua dimora, e soddisfa tutte le richieste dello straniero, perché tutti i popoli della terra conoscano il tuo nome, ti temano come Israele tuo popolo e sappiano che al tuo nome è stato dedicato questo tempio che io ho costruito” (1Re 8,41-43).

    Quindi il nome di Dio è glorificato-santificato quando si annunziano le sue opere. Israele è chiamato ad essere un inno vivente alla santità-unicità di Dio, popolo nel quale JHWH manifesta la sua gloria:

    Vedendo ciò che ho fatto in mezzo a loro,

    santificheranno il mio nome,

    santificheranno il Santo di Giacobbe,

    tremeranno di fronte al Dio di Israele” (Is 29,23).

    E’ tutta la storia di Israele che santifica il nome del Signore, e Israele ben conosce questa sua missione. Compito dei padri sarà di narrare ai figlio le grandi opere di JHWH iniziandoli alla santificazione del nome:

    Grande è il Signore e degno di ogni lode,

    la sua grandezza non si può misurare.

    Una generazione narra all’altra le sue opere,

    annunzia le sue meraviglie.

    Diffondono il ricordo della sua bontà immensa” (Sl 145,3-7).

    Ma vi è uncora un quarto livello. Occorre partire dalla considerazione che anche la santificazione del nome fatta nella liturgia splendida del Tempio e nei riti non è sufficiente, e i profeti lo ricorderanno insistentemente; è indispensabile che tutto questo sia accompagnato da una vita “santa” ovvero conforme ai dettami della Torah:

    Siate santi, perché io il Signore, Dio vostro, sono santo” (Lv 22,31)

    Osservate i miei comandi, non profanate il mio nome, perché io mi manifesti santo in mezzo agli isrraeliti. Io sono il Signore che vi santifico”

    L’ingiustizia, il sopruso, l’idolatria sono profanazioni del nome santissimo di Dio:

    Hanno venduto il giusto per denaro e il povero per un paio di sandali; calpestano come polvere della terra la testa dei poveri… e così hanno profanato il mio santo nome” (Am 2,6-7).

    Arriviamo ad un testo fondamentale per entrare in una ancor più profonda comprensione dell’espressione “santificare il nome di Dio”. Si tratta di Ez 36,20-38:

    “Giunsero fra le nazioni dove erano spinti e disonorarono il mio nome santo, perché di loro si diceva: Costoro sono il popolo del Signore e tuttavia sono stati scacciati dal suo paese. Ma io ho avuto riguardo del mio nome santo, che gli Israeliti avevano disonorato fra le genti presso le quali sono andati.  Annunzia alla casa d’Israele: Così dice il Signore Dio: Io agisco non per riguardo a voi, gente d’Israele, ma per amore del mio nome santo, che voi avete disonorato fra le genti presso le quali siete andati.  Santificherò il mio nome grande, disonorato fra le genti, profanato da voi in mezzo a loro. Allora le genti sapranno che io sono il Signore – parola del Signore Dio – quando mostrerò la mia santità in voi davanti ai loro occhi.

    Il profeta sta scrivendo al popolo esiliato, ridotto in schiavitù. Tale situazione è letta come conseguenza dell’infedeltà alla Legge. I pagani, un tempo meravigliati per il successo di Israele, ora lo deridono e con esso un Dio che si è dimostrato non più dalla loro parte.

    Ma ecco che JHWH non sopporta che il suo Nome a motivo di Israele sia disonorato. Egli dunque prenderà sicuramente posizione al fine di difendere il suo nome. In che modo? Ricostruendo il suo popolo, riportandolo nella terra promessa, soprattutto dando un cuore nuovo ad Israele affinché non si allontani più da lui, santificando così il suo Nome santo davanti a tutti i popoli.

    Nel parlare di ciò che Dio compie, la spiritualità giudaica usava la forma passiva (passivo teologico onde evitare il Nome di Dio): “sarete giudicati”, “vi sarà dato…” equivale a “Dio vi giudicherà”, “Dio vi darà”…

    “Sia santificato il tuo nome” lo traduciamo con “O Dio santifica il tuo nome”.

    Gesù dirà ad esempio: “Padre glorifica il tuo nome” (Gv 12,28).

    Non siamo noi anzitutto a glorificare Dio, non ne ha bisogno!

    Il suo nome è glorificato nella sua opera di salvezza gratuita nei confronti dell’uomo: il cieco, il paralitico, il peccatore che sperimentano la salvezza se ne tornano “lodando e glorificando Dio”.

    Nel Pater noi chiediamo di poter sperimentare al più presto la sua opera di salvezza in noi, nella Chiesa, nel mondo intero.

    Una preghiera già esaudita dalla fedeltà di Dio anche se non ancora realizzata in modo definitivo, ma di cui possiamo già sin d’ora “assaggiare” gli anticipi. E di cui a volte, in momenti difficili, ci augurereremmo di vedere già realizzata pienamente.

    Speranza e desiderio ardente presente già nell’antico giudaismo: “Glorificato e santificato sia il suo grande nome nel mondo… E ciò avvenga ai nostri giorni, nel tempo di vita della casa di Israele, in fretta e in tempo prossimo”.

    A questo punto sorge una domanda: se è Dio che deve santificare il suo santo nome a che serve la nostra preghiera?

    La nostra supplica non cambia il cuore di Dio che rimane sempre fedele al suo patto, ma il nostro. Siamo noi che dobbiamo renderci disponibili ad accogliere la sua opera di salvezza. Che il suo nome sia santificato perciò nella nostra vita.

    IL NOME: MISTERO DELLA PERSONA

    In mezzo ad una massa di volti sconosciuti dà gioia il sentirsi chiamare improvvisamente per nome da una voce amica.

    Il mio nome risuona come un riconoscimento di me stesso come persona, esso è quella realtà che mi distingue dagli altri e che mi permette di entrare in relazione con l’altro.

    Senza un nome io non esisto. Quando incontriamo un bambino gli chiediamo infatti per prima cosa: Come ti chiami?

    Il nome è dunque non soltanto quella realtà che mi definisce ma altresì quella realtà che mi pone in relazione con qualcun altro: quando sono chiamato io esisto, io sono interpellato.

    Anche Dio ha rivelato al suo popolo il suo nome: JHWH (cf Es 3,14). Non è dunque un’astrazione, un principio anonimo di esistenza.

    Ma mentre rivelava il suo nome vi si nascondeva. JHWH significa infatti: “Io sarò”. E’ come se avesse detto: Da ciò che farò capirete chi sono.

    La rivelazione del suo nome lungi dal compiere la rivelazione diventa un invito pressante alla ricerca, perché Dio non si lascia afferrare: JHWH è Dio ineffabile, indicibili, indescrivibile.

    Gesù, che è l’esegesi del Padre (cf Gv 1), ci ha manifestato un altro nome di Dio: il suo essere Padre, il suo essere amore. Con la sua incarnazione, passione e morte ci ha detto chi è Dio.

    E’ in Gesù che il Nome del Dio Santo ci viene rivelato e donato, nella carne, come Salvatore: rivelato da ciò che egli è, dalla sua parola, dal suo sacrificio (CCC 2812).

    Il nuovo nome è dunque Amore (“Dio è Amore”). Per santificare il Nome noi dobbiamo unicamente rifugiarci nella croce di Cristo. Nella sua sofferenza e morte (O. Clèment).

    INVOCARE IL NOME DEL SIGNORE

    Dio ci conosce nome per nome. Di fronte a lui non siamo una massa.

    Un nome con il quale Dio ci interpella, intesse un dialogo, una relazione sponsale, paterna, amicale. Quando chiama qualcuno lo fa sempre con il suo nome.

    Invocare il nome santo di Dio è rispondere a questa chiamata, e questa invocazione può assumere tantissime sfaccettature:

    – un chiamare in causa Dio di fronte al dramma della sopfferenza umana: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mc 15,34).

    – un atto di abbandono e resa nelle sue mani: “Padre nelle tue mani affido il mio spirito” (Lc 23,46)

    – un grido di aiuto: “Padre passi da me se possibile questo calice”.

    Invocare il nome non è pretesa di piegare Dio: è lui il Signore, l’onnipotente, il creatore che chiama le stelle per nome (Is 40,26).

    SANTIFICARE IL NOME

    E’ Gesù colui che più di ogni altro ha santificato il Nome di Dio.

    Nell’Eucaristia memoriale vivo della sua morte e risurrezione, preghiera somma della Chiesa, noi santifichiamo il Nome di Dio. Nella liturgia della parola narriamo le sue meraviglie per noi santificando il suo Nome. La memoria di Dio nella vita ci porta a compiere opere tali da santificare il suo nome.  I nostri gesti di amore, di dono, di sacrificio sono occasione di lode al Padre da parte degli uomini (cf Mt 5,16), la nostra vita di fronte agli altri assume il compito di specchio di Dio:

    I serafini, lodando Dio, dicono: Santo, Santo, Santo; appunto le parole “sia santificato il tuo nome” significano che il suo nome sia glorificato. E’ come se dicessimo a Dio: Concedici di vivere in modo così puro e perfetto che tutti, vedendo noi, ti glorifichino. La perfezione del cristiano sta proprio in questo, nell’essere così irremprensibile in tutte le sue azioni, che chiunque lo vede, per esse rende lode a Dio” (s. Giovanni Cris., Om. In Matteo, 19)

    In fin dei conti non possiamo santificare il Nome se non lasciandolo entrare nella nostra vita con la sua azione santificante. “Il nome santifica ed è santificato in un medesimo processo” (B. Standaert).

    Diceva Nieztche: Mostrami che tu sei redento e io crederò al tuo Redentore.


    L’INIZIAZIONE CRISTIANA

    Il battesimo: è l’evento di salvezza posto all’inizio della nostra vita in cui il nostro nome è messo in relazione al nome del Padre, del Figlio e dello Spirito. La Trinità ristabilisce in noi la sua dimora di gloria-santità.

    Nella confermazione Dio ci chiama ancora per nome per affidarci un compito, una missione dentro la comunità cristiana. La nostra vocazione come missione-testimonianza della santità di Dio

    Nell’Eucaristia, solenne invocazione del Nome, la Trinità rinnova l’alleanza con noi. Ci si riconosce Uno dinanzi all’altro. Essa è memoriale delle grandi opere compiute da Dio in cui egli è santificato.

    La catechesi e la predicazione assumeranno ancora la tonalità del racconto come ambito in cui Dio rivela il suo nome e in cui viene santificato.

    NEL NOME DI GESU’

    Ogni preghiera liturgica è rivolta al Padre nel nome di Gesù nello Spirito Santo. Avviene così una duplice rivelazione:

    – la via che Dio ha percorso per arrivare a noi

    – la via che dobbiamo percorrere per andare a lui.

    E’ Cristo la via per giungere al Padre (cf Gv 14,6 Mostraci la via…).

    La nostra preghiera è dunque valida, efficace, se fatta nel suo nome:

    Gv 14,13-16; 15,16; 16,23-26

    Ed è lo Spirito di Gesù a suscitare in noi la preghiera: il grido di Abbà (cf Rm 8,15-27).

    La nostra preghiera raramente si rivolge al Padre (forse sintomo dell’abbandono della tradizione biblica e liturgica). Ci sembra non conveniente “scomodare” il Padre, non si ha familiarità con lui. Anche Cristo spesso è rispedito in cielo, lontano da noi… non ci resta che Maria!

    Ma la tradizione biblica  ci mostra un Padre tenero e “materno”, di cui Gesù è il volto umano. Nel suo Spirito ci rivolgiamo al Padre in tutta fiducia (Ebr 4,14).

    Se esasperiamo il ruolo dei santi rischiamo di adombrare questo volto paterno di Dio, ricadendo in una sorta di mitologia diversificata secondo tante “competenze”.

    NELL’EDUCAZIONE

    – Il nome di Dio va sempre abbinato a realtà positive. Non va usato come deterrente o come ricatto. – Ci si abitui a rivolgersi al Padre nella lode e nel rendimento di grazie per i suoi doni.

    – Alla luce del suo Nome vengAno letti a grandi fatti della vita.

    – Si purifichi continuamente la conoscenza di Dio. Vi è troppa ignoranza in questo campo d essa genera spesso solo puerilità, magismo, paure


    SCHEDA DI LAVORO

    1.       Alla luce di Ez.  36,20-38 è JHWH che santifica il suo nome in mezzo alle nazioni nonostante il peccato di Israele occasione di denigrazione del suo Nome.

    Dio è fedele nonostante il nostro male.

    Questo ravviva la nostra fiducia nella sua misericordia. E’ presente nel tuo cammino spirituale, oppure dinanzi al male ci scoraggiamo, o addirittura vi si persevera senza prendere coscienza che esso diviene occasione di non santificazione del nome?

    2.       Il nome di Dio è santificato quando si annunziano le sue opere.

    Prova a ripercorrere la tua storia, scoprivi alcune opere di Dio.

    Quali sono?

    Sono diventate occasione per santificare il suo Nome?

    3.       Chiedere che il Nome sia santificato significa rendersi disponibile il nostro cuore all’opera che Dio vuole compiere in noi a beneficio della Chiesa e del mondo.

    Senti in te questo desiderio e disponibilità?

    Cosa fare da parte nostra per rendersi concretamente disponibili?

    Quali ostacoli secondo te vengono a frapporsi?

    Cosa fare per cercare di abbatterli?

    4.       Prova a stendere per iscritto un tuo commento e una preghiera che accompagni questa  prima invocazione del Padre Nostro.

    Posted by attilio @ 16:32

Leave a Comment

Please note: Comment moderation is enabled and may delay your comment. There is no need to resubmit your comment.