• 30 Gen

    di p. Attilio F. Fabris

     

     

    “La tradizione della Chiesa propone ai fedeli dei ritmi di preghiera destinati ad alimentare la preghiera continua. Alcuni sono quotidiani: la preghiera del mattino e della sera, prima e dopo i pasti, la liturgia delle ore. La Domenica, al cui centro sta L’Eucaristia, è santificata soprattutto mediante la preghiera. Il ciclo dell’anno liturgico e le sue grandi feste rappresentano i ritmi fondamentali della vita di preghiera dei cristiani” (CCC 2698).

    Nei confronti della preghiera liturgica, ufficiale della Chiesa, possiamo trovare in noi un duplice atteggiamento: la possiamo infatti assolutizzare come unica e valida forma di preghiera oppure scartare come impedimento alla libera e personale crescita spirituale.

    Possiamo però partire da un dato di fatto: ogni essere vivente necessita di un determinato ambiente per crescere. Così anche la vita spirituale. Non si può respirare in qualsivoglia clima: ma esistono dei luoghi in cui la vita può crescere rigogliosa e altri in cui essa deperisce fino a morire.

    La liturgia vorrebbe, dovrebbe essere un luogo privilegiato, un’atmosfera ideale affinché la vita divina possa svilupparsi nel cuore.

    Vogliamo vedere nella liturgia una scuola, un sostegno, un’illuminazione per la vita cristiana.

    Io non posso inventarmi la vita, ma la ricevo. Così anche la mia fede: io la posso soltanto ricevere dalla Chiesa (Nei primi secoli questo veniva sottolineato attraverso il rito della Traditio Simboli).

    Non ho da inventare la mia preghiera,  io ricevo tramite la Chiesa la preghiera di Cristo (consegna del Pater nel battesimo):

    “La Liturgia è anche partecipazione alla preghiera di Cristo, rivolta al Padre nello Spirito Santo. In essa ogni preghiera cristiana trova la sua sorgente e il suo termine. Per mezzo della Liturgia, l’uomo interiore è radicato e fondato nel “grande amore con il quale il Padre ci ha amati” (Ef 2,4) nel suo Figlio diletto. Ciò che viene vissuto e interiorizzato da ogni preghiera, in ogni tempo, “nello Spirito” (Ef 6,18) è la stessa meraviglia di Dio” (CCC 1073).

    Liturgia non sono i riti, il folclore, le usanze. Si tratta di molto di più, si tratta di una realtà vitale: essa è il luogo, la condizione perché io possa respirare, nutrirmi spiritualmente.

    Il senso della liturgia potrebbe essere riassunto in questo: la Chiesa mi propone la preghiera di Cristo, e mi accoglie in un ambiente vitale, nella comunità, dove questa preghiera può nascere e crescere.

    Siamo cristiani nella misura in cui siamo membra di Cristo, e non è membro di Cristo se non colui che accoglie la sua vita attraverso la comunione di fede e di preghiera dei suoi fratelli.

    Allora potremmo interrogarci su certe reticenze che possiamo trovare in noi nei confronti della preghiera liturgica. Pigrizia, presunzione (quella di credere di bastare a noi stessi, che si possa far da soli), oppure una non conoscenza e approfondimento della preghiera liturgica.

     

    La preghiera liturgica è fatta sì per condurre alla preghiera personale, interiore, ma anche per esprimerla.

    Non bisogna infatti ridurre l’insieme dei gesti esteriori che accompagnano la preghiera ad un fine esclusivamente pedagogico, formativo. Il ruolo della liturgia non è solo di luogo di “tradizione”, ma anche e senza dubbio ancor prima, deve essere luogo di incarnazione visibile della mia piena adorazione interiore.

    Senza questa realtà la liturgia sarebbe solamente semplice coreografia.

     

    La Liturgia, preghiera della Chiesa che esprime l’adorazione di ogni suo membro, si apre agli orizzonti di quella che è la liturgia del cielo. E’ un’unica, grande, solenne, eterna preghiera di lode (cfr. Ap 4-5; Ebr 9-10).Non siamo noi che “saliamo in cielo” ma è il cielo che durante la divina liturgia discende si fa visibile sulla terra: qui l’uomo scopre la sua vocazione di liturgo. Il farsi voce della preghiera di tutte le cose.

     La preghiera di Cristo ha servito da modello alla preghiera della Chiesa, la preghiera della Chiesa serve da modello e metodo alla  nostra preghiera personale: questa è continuazione e preparazione alla preghiera liturgica.

    Non vi è così che un’unica preghiera, quella di Cristo vivente nelle sue membra.

    Ogni contrapposizione non ha più alcuna ragione di esservi.

     Cristo si rivela in tal modo la chiave di lettura di tutta la Liturgia della Chiesa:

    “Questo mistero di Cristo la Chiesa annunzia e celebra nella sua Liturgia, affinché i fedeli ne vivano e rendano testimonianza nel mondo: “La Liturgia infatti, mediante la quale, massimamente nel divino sacrificio dell’Eucaristia, si attua l’opera della nostra redenzione, contribuisce in sommo grado a che i fedeli esprimano nella loro vita e manifestino agli altri il Mistero di Cristo, e la genuina natura della vera Chiesa” (SC2)” (CCC 1068).

    Quindi i tempi (il ciclo liturgico), i testi (salmi, preghiere…), i simboli(acqua, fuoco, pane….): tutto questo ci spinge a cercare Cristo, penetrare nel suo mistero:

    “E’ in lui che noi pronunciamo la preghiera, è in noi che lui pronuncia la preghiera del salmo che ha per titolo: Preghiera di Davide. Che nessuno dica, udendo queste parole: Cristo qui non parla!. Che non dica: Non sono io qui che parlo! Ma che ciascuno creda di essere nel Corpo di Cristo, e dica di conseguenza: E’ il Cristo che parla, sono io che parlo.

    Senza di lui non dirai nulla e Lui senza di te non potrà dire nulla” (s.Agostino).

    Posted by attilio @ 09:16

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