• 13 Giu

    Una lettura del “Decreto su “L’apostolato dei laici” (Apostolicam actuositatem)

     

    a cura di p. attilio franco fabris

     

    Il ritorno dei laici

    Il Concilio Vaticano II presenta la chiesa come un grande cantiere in cui lavorano diverse categorie di operai, tutti indispensabili e complementari; un cantiere in cui non devono esserci disoccupati.

    Il Vaticano II assegna a ciascuno il suo compito: c’è un “ufficio pastorale” da svolgere, e viene affidato ai vescovi; ci sono un “ministero e una vita presbiteriale” da assumere, in diretta  collaborazione con loro, e questo riguarda i preti; c’è poi un “apostolato” di tutti i battezzati, ed è il compito dei laici; se questi sono “religiosi” è urgente “rinnovare e aggiornare la loro vita religiosa”.

    La chiesa ha un compito da affidare a te, a tempo pieno. Non abbandonare il tuo posto. Ecco l’elenco delle tue mansioni”. Leggiamo nel documento “Decreto sull’apostolato dei laici”

    Come nella compagine di un corpo vivente nessun membro si comporta in maniera puramente passiva, ma insieme con la vita del corpo ne partecipa anche l’attività, così nel corpo di Cristo, che è la chiesa, tutto il corpo “secondo l’attività propria ad ogni singolo membro (…) contribuisce alla crescita del corpo” (Ef 4,16). Anzi in questo corpo è tanta l’armonia e la compattezza delle membra che un membro, il quale non operasse per la crescita del corpo secondo la propria attività, dovrebbe dirsi inutile per la chiesa e per se stesso” (2/916).

    Un linguaggio nuovo

    Nel regno della grazia tutti sono considerati “adulti”! Tutti?… Sono tutti veramente adulti responsabili?… Si fa presto a dirlo… La commissione preparatoria che si occupava dell’apostolato dei laici ha avuto l’onestà di cancellare, nello schema che stava mettendo a punto, le parole: “sempre, nel corso dei secoli”, i battezzati hanno avuto un loro posto nella chiesa di Dio.

    Non si può ignorare in questo modo le lunghe deviazioni che si sono verificate nel corso della storia! Il concilio riporta alla luce la tradizione dopo quindici secoli di oblio. Il suo linguaggio risulta nuovo. Si tratta di rimettere in piedi il popolo della pentecoste.

    Il popolo della Pentecoste

    Nel nuovo testamento la parola laico non esiste. Tutti indistintamente, dal vescovo ai battezzati nell’ultima notte di pasqua, i membri della comunità cristiana vengono chiamati i santi! gli eletti, i discepoli, e soprattutto i fratelli. La comunità è una fraternità. Tutti sono responsabili della fede, della testimonianza, della chiesa, e della salvezza da suscitare nella vita degli uomini.

    L’importante è che tutti i fedeli del Cristo. pieni di meraviglia di fronte alla radicale novità dell’evento pasquale – la morte e risurrezione – si mettano al lavoro per annunciare dovunque la buona notizia. Non c’è un minuto da perdere.

    È  vero che Pietro, Paolo, gli apostoli, i presbiteri occupano un posto a parte, per poter assicurare il servizio della Parola (cf. At 6,2) e spazio alla preghiera; ma tutti i fratelli sono ugualmente impegnati ad annunciare il Cristo nel loro ambiente di vita.

    Una eredità dal medioevo

    Il termine laico compare per la prima volta in un documento scritto intorno nell’anno 95. Si tratta della prima lettera di san Clemente papa, che lo usa per distinguere i fedeli dai ministri: E non per accordare un qualsiasi privilegio al clero. Infatti “ministro” significa servo, e il servizio non è una promozione.

    Almeno in teoria, perché la polvere imperiale accumulata sul trono di Costantino ricade sulle spalle della chiesa, come diceva Giovanni XXIII. Quando l’impero viene battezzato, quando la società diventa una chiesa cristiana a tutti i livelli, il mondo clericale si trova in mano le leve del potere e il mondo dei laici sente sempre meno l’urgenza di annunciare Gesù Cristo.

    Una missione specifica nella chiesa e nel mondo? A che scopo, dal momento che tutto è chiesa, o almeno così si crede? Se qualcuno pensa che sto esagerando, può rileggere il Decreto di Graziano, una raccolta di diritto ecclesiastico compilata intorno al 1140: “i laici sono coloro a cui si concede di prender moglie, di coltivare la terra, di agire secondo giustizia, di deporre le proprie elemosine sull’altare, di pagare la decima. Potranno salvarsi, nonostante tutto se eviteranno i vizi di questo mondo e faranno il bene“.

    Ma lo Spirito santo non legge il decreto di Graziano e continua a soffiare sui laici a raffiche improvvise. Generazioni di cristiani cresciute in famiglie borghesi e colte leggono direttamente il vangelo e cominciano a desiderare di viverlo. Attraversano gli oceani. e aspirano a portarlo in capo al mondo. Gruppi sempre più vasti di poveri di Cristo vivono ed evangelizzano come i primi cristiani. Il movimento di Francesco d’Assisi che non è prete è un movimento di laici che predicano la povertà e la penitenza con l’approvazione di papa Innocenzo III.

    Dopo Trento

    Dopo Trento, il medioevo risulta rinforzato. Il dinamismo cristiano dei laici è stato per timore del movimento protestante che favoriva oltremodo i laici facendo addirittura scomparire il ruolo ministeriale risulta ancor più “imprigionato”. Così la comunità dei fedeli vive unicamente sottomessa. Questa pesante eredità viene raccolta dal Codice di diritto canonico del 1917, su cui è modellata la chiesa pre-conciliare. Al canone 107 si legge praticamente che: “laico è chi non è chierico”. Sarebbe come definire la donna dicendo che non è un uomo! Il canone 682 precisa poi i diritti dei laici: “Ricevere dal clero i beni spirituali e soprattutto gli aiuti necessari alla salvezza“. Tutto qui? E’decisamente poco.

    Non critichiamo per il gusto di criticare. Nella stessa situazione non saremmo certo stati più geniali degli altri! Ma è importante conoscere la storia, per rendersi conto dei passi da gigante che sono stati fatti negli ultimi cento anni sotto l’impulso dello Spirito, e per prendere coscienza della conversione di mentalità appena avviata!

    Verso il Vaticano II

    Nel frattempo sorgono riviste e movimenti nuovi, che portano avanti un lavoro di sensibilizzazione sui problemi dell’apostolato laico in una prospettiva veramente cattolica. Fra le due guerre nascono una Conferenza delle organizzazioni internazionali cattoliche e un Comitato permanente dei Congressi internazionali per l’apostolato dei laici.

    Le condizioni odierne richiedono sempre più che l’apostolato dei laici sia assolutamente più intenso e più esteso. Infatti l’aumento costante della popolazione, il progresso scientifico e tecnico. Le relazioni sempre più strette fra gli uomini, non solo allargano straordinariamente i campi dell’apostolato dei laici, in gran parte accessibili solo ad essi ma suscitano nuovi problemi che richiedono il loro sollecito impegno e zelo.

    Il secondo congresso mondiale (1957) ha come tema: “I Laici nella crisi del mondo moderno: responsabilità e formazione”.

    Questo contributo nuovo alla vita della chiesa non manca di dare i suoi frutti: delle otto commissioni preparatorie create da Giovanni XXIII in vista del concilio. una ha come oggetto l’apostolato dei laici (4 giugno 1960). Nella commissione sono rappresentate ventisei nazioni ma…non sono presenti i laici! È un’anomalia purtroppo assai significativa di una certa mentalità dura a morire; è in un certo senso il peccato originale del decreto “Apostolicam actuositatem” sull’apostolato dei laici.

    Il decreto del Vaticano II

    Grazie al concilio la Chiesa iniziò a rimettersi in piedi sulle sue gambe: il popolo di Dio e i vescovi.

    La grande novità del concilio infatti consiste nella riscoperta di queste due realtà che appartenevano alla tradizione, ma si erano completamente offuscate col passare dei secoli: da un lato, la collegialità dei vescovi e dall’altro l’importanza fondamentale e la missione di tutto il popolo di Dio.

    I laici sono presenti in tutti i documenti conciliari. Pensate soprattutto alla costituzione dogmatica Lumen Gentium in cui il mistero della chiesa, della sua santità, del suo sacerdozio, viene collocato in primo luogo all’interno del popolo di Dio.

    Sulla linea della Lumen gentium si pone il Decreto sull’apostolato dei laici, che costituisce uno dei grandi avvenimenti del concilio.

    La vocazione battesimale dei laici

    Ci può essere dunque stata una teologia povera e deformante, come è stata la teologia della chiesa prima del Vaticano II. Durante la discussione della Lumen gentium, il 16 ottobre l963, ad esempio, il cardinal Ruffini (+ 1967) è insorto contro un paragrafo che trattava dell’apostolato dei laici  dicendo: “La missione dei laici non assomiglia a quella degli apostoli. All’interno della chiesa non

    si può riconoscere ai laici il diritto, e tanto meno il dovere, di dire quello che pensano. Si può parlare della fraternità di tutti i fedeli, vescovi e preti compresi, ma non senza ricordare con forza che la gerarchia comanda e il laico deve obbedire. Il senso infallibile dei fedeli nelle questioni di fede? Non è altro che un prodotto, un’eco dell’attività infallibile dei vescovi. Non attribuiamo carismi ai laici: la persistenza di questo fenomeno non è provata né dalla storia, né dall’insegnaniento della chiesa. I laici, i laici… Quali laici? Il battesimo non basta a creare

    quello, che per tradizione si intende un laico…”. Il buon cardinale era rimasto fermo alla misera teologia del XIX secolo. E’ quella che faceva scrivere a Leone XIII “E’ chiaro ed evidente che nella chiesa ci sono due categorie ben distinte: i pastori e il gregge, cioè i capi e il popolo. La prima categoria ha la funzione di insegnare. di governare, di dirigere gli uomini nella vita, di imporredelle regole: la seconda ha il dovere di essere sottomessa alla precedente, di obbedirle, di eseguire i suoi ordini e di renderle omaggio”.

    Questo modo di concepire la chiesa non è stato ereditato dalla Scrittura, né dalla tradizione, ma dalle strutture politiche dell’impero e del feudalesimo: da una parte la chiesa, cioè la piramide papa – vescovi – preti, e dall’altra il popolo di Dio.

    In effetti il Vaticano II è ritornato alle fonti, al vangelo e agli Atti degli apostoli, ed ha consacrato una prassi avviata linea dalla metà del XIX secolo, che vede una presenza sempre più numerosa e responsabile dei laici agli avamposti dell’apostolato.

    Ma in che cosa consiste esattamente l’apostolato, la missione?

    Lo sappiamo già, ma è bene sentirlo dire dai padri conciliari: “La chiesa…. (ma, per carità, non pensate che questa parola si riferisca ai pastori, al governo della chiesa, come avveniva molto spesso nei testi ufficiali di prima del concilio! Nell’ecclesiologia restaurata dal Vaticano II la chiesa è l’intero popolo di Dio. Ciascuno di noi ne fa parte! Dunque:) la chiesa è nata con il fine di rendere, mediante la diffusione del regno di Cristo su tutta la terra a gloria di Dio Padre, partecipi tutti gli uomini della redenzione salvifica e per mezzo di essi ordinare effettivamente il mondo intero a Cristo“.

    Ascolta ancora: “Tutta l’attività del corpo mistico ordinata a questo fine si chiama apostolato, che la chiesa esercita mediante tutti i suoi membri, naturalmente in modi diversi; la vocazione cristiana infatti è per sua natura anche vocazione all’apostolato“.

    Nessun concilio aveva ancora solennemente dichiarato queste realtà. E ci vorrà ancora molto tempo prima che penetri veramente nella coscienza della massa dei battezzati. ”Mediante tutti i suoi membri… per sua natura…Tutti chiamati all’apostolato..”? E’ incredibile!

    La vocazione cristiana è vocazione all’apostolato

    Per diventare preti ci vuole la chiamata del vescovo. Per trovarsi attivamente impegnati nella missione della chiesa non c’è bisogno che i battezzati aspettino di essere mandati dal vescovo o di essere convocati dal parroco; basta che prendano sul serio il loro battesimo e confermazione:

    Il sacro concilio (…) si rivolge ai fedeli laici dei quali già altrove ha ricordato la parte propria e assolutamente necessaria, nella missione della chiesa. L’apostolato dei laici, infatti, derivando dalla loro stessa vocazione cristiana, non può mai venir meno nella chiesa“.

    Dunque ogni battezzato ha una “parte assolutamente necessaria nella missione della chiesa“. Anche tu personalmente, e una “parte propria” (vedremo subito che cosa significa). Questo deriva “dalla stessa vocazione cristiana“. Allora, se sei battezzato non sei un ritardato mentale un sottosviluppato dello spirito, ma sei responsabile della tua chiesa e della sua missione nel mondo. Altrimenti paralizzi il tuo battesimo, neutralizzi la tua cresima, incateni lo Spirito santo che abita in te: afferma il nostro documento: “I vescovi, i parroci e gli altri sacerdoti dell’uno e dell’altro clero. ricordino che il diritto e il dovere di esercitare l’apostolato è comune a tutti i fedeli sia chierici sia laici e che anche i laici hanno compiti propri nell’edificazione della chiesa. Perciò lavorino fraternamentc con i laici nella chiesa e per la chiesa. ed abbiano una cura speciale dei laici nelle loro opere apostoliche” (25)

    E’ vero che il Cristo “ha stabilito alcuni come apostoli altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri” – i vescovi, i preti -, ma a che scopo? Per smobilitare i fedeli concentrando nelle mani di pochi i compiti e le responsabilità? Niente affatto, anzi, “per rendere idonei i fratelli a corhpiere, il .ministero. al fine di edificare il corpo di Cristo” (Ef 4,11-12).

    Quindi, dice il concilio: “C’è nella chiesa diversità di ministero, ma unità di missione. Gli apostoli e i loro successori hanno avuto da Cristo l’ufficio di insegnare, santificare e reggere in suo nome e con la sua autorità. Ma i laici, resi partecipi dell’ufficio sacerdotale profetico e regale di Cristo, nella missione di tutto il popolo di Dio assolvono compiti propri nella chiesa e nel mondo” (2).

    Hai letto? “Nella missione di tutto il popolo di Dio”. Il papa o il vescovo non sono più missionari di te. Lo sono soltanto in un altro modo. Su una nave, uno sta al timone, un altro alla radio, un terzo alle macchine; ma nessuno è più o meno marinaio degli altri. Nella chiesa tutti, dal comandante all’ultimo mozzo, sono missionari al cento per cento e ventiquattro ore su ventiquattro. Non esistono i battezzati “part time”. La responsabilità attiva dell’apostolato è una conseguenza naturale dell’essere cristiani.

    Che posto ha nella tua vita Cristo e il suo mandato?

    Tutti i battezzati hanno il “mandato” dice il nostro decreto. Collettivamente in quanto gruppi e personalmente, in quanto battezzati. Tu hai il mandato. Sempre. Ma il mandato di Cristo, in via diretta.

    È chiaro che una missione particolare può comprendere un mandato speciale del vescovo. Pensiamo ad esempio al direttore di un ufficio catechistico o all’ispettore delle scuole cattoliche di una regione. Ma anche allora, precisa il concilio, l’apostolato del laico che ha ricevuto un mandato dal vescovo conserva la sua “natura propria” ed esige “la necessaria libertà d’azione” (24).

    In ogni caso la responsabilità e la missione apostolica di ogni cristiano nel mondo, al livello del suo ambiente di vita, deriva “dal mandato sacramentale del battesimo e della cresima“.

    I laici derivano il dovere e il diritto all’apostolato dalla loro stessa unione con Cristo capo. Infatti, inseriti nel corpo mistico di Cristo per mezzo del battesimo, fortificati dalla virtù dello Spirito santo per mezzo della cresima, sono deputati dal Signore stesso all’apostolato. Vengono consacrati per formare un sacerdozio regale e una nazione santa onde offrire sacrifici spirituali mediante ogni attività e testimoniare dappertutto il Cristo. Inoltre con i sacramenti soprattutto con l’eucaristia, viene comunicata e alimentata quella carità che è come l’anima di tutto l’apostolato“(3). ,

    Questo mandato è l’essenza stessa del cristianesimo. Il battesimo fa nascere a una vita, a una vitalità nuova, fatta di fede, di speranza e di carità. “A tutti i fedeli quindi è imposto il nobile onere di lavorare affinché il divino messaggio della salvezza sia conosciuto e accettato da tutti gli uomini, su tutta la terra” (3).

    I carismi

    Ma ciascuno al suo posto e secondo i doni che ha ricevuto. Nel corpo, il piede non è la mano, l’orecchio non è l’occhio. Il Creatore e lo Spirito santo ti hanno fatto in un certo mondo, e insostituibile. C’è una diversità di chiamate, di capacità, di situazioni; in una parola: di carismi; cioè di quei doni particolari che lo Spirito ha fatto a ciascuno per il servizio della comunità e del mondo. I laici non sono numeri intercambiabili; irreggimentati dai preti per camminare con passo uniforme sulle vie dell’obbedienza. Ciascuno è un membro vivo di un corpo vivente, e deve dare il meglio di se stesso nella molteplice ricchezza delle sue possibilità: “Dall’aver ricevuto questi carismi, anche i più semplici, sorge per ogni credente il diritto e il dovere di esercitarli per il bene degli uomini e per l’edificazione della chiesa nella chiesa e nel mondo con la libertà dello Spirito santo, il quale spira dove vuole” (3).

    Ogni battezzato è dunque guidato direttamente dallo Spirito, non dal clero. “Dove c’è lo Spirito del Signore c’è libertà” (2Cor 3,17). Ma bisogna essere certi che si tratti della libertà dello Spirito santo.

    Il concilio chiede quindi che sia vissuta, “in comunione con i fratelli in Cristo, soprattutto con i propri pastori, che hanno il compito di giudicare sulla genuina natura e sull’uso ordinato di questi doni, non certo per estinguere lo Spirito, ma per esaminare tutto e ritenere ciò che è buono (cf. ITs 5.12-19.21)” (3/921).

    Siamo finalmente usciti da una visione amministrativa della chiesa, in cui i fedeli non avevano che da esercitare la virtù della sottomissione. La chiesa del Vaticano II, il corpo di Cristo è una realtà organica in cui i diversi membri non hanno la medesima funzione (cf. Rm 12,4), ma sono tutti attivi, tutti responsabili; la sua vita non è governata soltanto da un’autorità e da leggi umane, ma è sovranamente guidata dallo Spirito del Signore.

    Un grande cantiere in cui tutti sono indispensabili

    Il Concilio Vaticano II presenta la chiesa come un grande cantiere in cui lavorano diverse categorie di operai, tutti indispensabili e complementari; un cantiere in cui non devono esserci disoccupati.
    Dunque la comunità ecclesiale ha un compito da affidare a te, a tempo pieno. Non abbandonare il tuo posto. “Come nella compagine di un corpo vivente nessun membro si comporta in maniera puramente passiva, ma insieme con la vita del corpo ne partecipa anche l’attività, così nel corpo di Cristo, che è la chiesa, tutto il corpo “secondo l’attività propria ad ogni singolo membro (…)contribuisce alla crescita del corpo” (Ef 4,16). Anzi in questo corpo è tanta l’armonia e la compattezza delle membra che un membro, il quale non operasse per la crescita del corpo secondo la propria attività, dovrebbe dirsi inutile per la chiesa e per se stesso” (AA 2).

    Ma in che cosa consiste esattamente l’apostolato, la missione?

    Lo sappiamo già, ma è bene sentirlo dire dai padri conciliari: “La chiesa…. (ma, per carità, non pensate che questa parola si riferisca ai pastori, al governo della chiesa, come avveniva molto spesso nei testi ufficiali di prima del concilio! A partire dal Vaticano II per Chiesa si intende l’intero popolo di Dio. Ciascuno di noi ne fa parte! Dunque anche tu!) la chiesa è nata con il fine di rendere, mediante la diffusione del regno di Cristo su tutta la terra a gloria di Dio Padre, partecipi tutti gli uomini della redenzione salvifica e per mezzo di essi ordinare effettivamente il mondo intero a Cristo“. Ascolta ancora: “Tutta l’attività del corpo mistico ordinata a questo fine si chiama apostolato, che la chiesa esercita mediante tutti i suoi membri, naturalmente in modi diversi; la vocazione cristiana infatti è per sua natura anche vocazione all’apostolato“.

    Sei chiamato a collaborare con Cristo perché si instauri fin d’ora il Regno di Dio che è il cuore del suo vangelo.

    Proprio tutti?

    Per diventare preti ci vuole la chiamata del vescovo. Per trovarsi attivamente impegnati nella missione della chiesa non c’è bisogno che i battezzati aspettino di essere mandati dal vescovo o di essere convocati dal parroco; basta che prendano sul serio il loro battesimo e confermazione: “Il sacro concilio (…) si rivolge ai fedeli laici dei quali già altrove ha ricordato la parte propria e assolutamente necessaria, nella missione della chiesa. L’apostolato dei laici, infatti, derivando dalla loro stessa vocazione cristiana, non può mai venir meno nella chiesa“. Dunque ogni battezzato ha una “parte assolutamente necessaria nella missione della chiesa“. Anche tu personalmente!

    Questo diritto-dovere deriva “dalla stessa vocazione cristiana“. Se sei battezzato sei responsabile della tua chiesa e della sua missione nel mondo. Altrimenti paralizzi il tuo battesimo, neutralizzi la tua cresima, incateni lo Spirito santo che abita in te. Afferma il nostro documento: “I vescovi, i parroci e gli altri sacerdoti dell’uno e dell’altro clero. ricordino che il diritto e il dovere di esercitare l’apostolato è comune a tutti i fedeli sia chierici sia laici e che anche i laici hanno compiti propri nell’edificazione della chiesa. Perciò lavorino fraternamente con i laici nella chiesa e per la chiesa. ed abbiano una cura speciale dei laici nelle loro opere apostoliche” (25)

    Dice il concilio: “C’è nella chiesa diversità di ministero, ma unità di missione. Gli apostoli e i loro successori hanno avuto da Cristo l’ufficio di insegnare, santificare e reggere in suo nome e con la sua autorità. Ma i laici, resi partecipi dell’ufficio sacerdotale profetico e regale di Cristo, nella missione di tutto il popolo di Dio assolvono compiti propri nella chiesa e nel mondo” (AA 2).

    Il papa, il vescovo, il parroco o la suora non sono più missionari di te. Lo sono soltanto in un altro modo. Su una nave, uno sta al timone, un altro alla radio, un terzo alle macchine; ma nessuno è più o meno marinaio degli altri. Così nella chiesa tutti, dal comandante all’ultimo mozzo, sono missionari al cento per cento e ventiquattro ore su ventiquattro. Non esistono i battezzati “part time”. La responsabilità attiva dell’apostolato è una conseguenza naturale dell’essere cristiani.

    E con che diritto?

    Tutti i battezzati hanno il “mandato” dice il nostro decreto. È chiaro che una missione particolare deve comprendere un mandato speciale del vescovo.

    Ma in ogni caso la responsabilità e la missione apostolica di ogni cristiano nel mondo, al livello del suo ambiente di vita, deriva “dal mandato sacramentale del battesimo e della cresima“.

    I laici derivano il dovere e il diritto all’apostolato dalla loro stessa unione con Cristo capo. Infatti, inseriti nel corpo mistico di Cristo per mezzo del battesimo, fortificati dalla virtù dello Spirito santo per mezzo della cresima, sono deputati dal Signore stesso all’apostolato. Vengono consacrati per formare un sacerdozio regale e una nazione santa onde offrire sacrifici spirituali mediante ogni attività e testimoniare dappertutto il Cristo. Inoltre con i sacramenti soprattutto con l’eucaristia, viene comunicata e alimentata quella carità che è come l’anima di tutto l’apostolato“(3). ,

    Una collaborazione e un impegno diversificati

    Ma ciascuno al suo posto e secondo i doni che ha ricevuto C’è infatti una diversità di chiamate, di capacità, di situazioni; in una parola: di carismi; cioè di quei doni particolari che lo Spirito ha fatto a ciascuno per il servizio della comunità e del mondo. I laici non sono numeri intercambiabili; irreggimentati dai preti per camminare con passo uniforme sulle vie dell’obbedienza.

    Ciascuno è un membro vivo di un corpo vivente, e deve dare il meglio di se stesso nella molteplice ricchezza delle sue possibilità: “Dall’aver ricevuto questi carismi, anche i più semplici, sorge per ogni credente il diritto e il dovere di esercitarli per il bene degli uomini e per l’edificazione della chiesa nella chiesa e nel mondo con la libertà dello Spirito santo, il quale spira dove vuole” (AA 3).

    Ogni battezzato è dunque guidato direttamente dallo Spirito, non dal clero. “Dove c’è lo Spirito del Signore c’è libertà” (2Cor 3,17). Ma bisogna essere certi che si tratti della libertà dello Spirito santo.

    Il concilio chiede quindi che sia vissuta, “in comunione con i fratelli in Cristo, soprattutto con i propri pastori, che hanno il compito di giudicare sulla genuina natura e sull’uso ordinato di questi doni, non certo per estinguere lo Spirito, ma per esaminare tutto e ritenere ciò che è buono (cf. ITs 5.12-19.21)” (AA 3).

     

    Posted by attilio @ 10:53

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