• 25 Nov

    Barnaba e Paolo portano fatti: Atti 15,12-21

     a cura di p. Attilio Franco fabris

    All’assemblea di Gerusalemme, Paolo e Barnaba portano fatti. Raccontano ciò che Dio ha operato fra i pagani ai quali è stata annunciata la Buona Notizia. L’esperienza pentecostale della comunità di Antiochia, come la conversione di Cornelio, è un fatto indiscutibile.

    I giudaizzanti questi fatti non li hanno mai veramente “ascoltati”. Hanno la loro “forma mentis”, i loro principi che si affermano, riconfermano, rifiutando di confrontarsi con i fatti. I fatti per loro non fanno testo, perché essi sanno già come stanno le cose!

    Con questo atteggiamento è possibile attuare un autentico discernimento comunitario e apostolico?

    I fatti devono contare, perché è da questi che la verità deve scaturire. Se manca questo confronto allora inevitabilmente la verità decada ad ideologia: non c’è ascolto, non c’è libertà di spirito nel mettersi in discussione, di lasciarsi interrogare dai fatti.

    Fortunatamente i fatti, cioè la testimonianza di Paolo e Barnaba, trovano credito.

    La soluzione magica adottata è: fare sempre “come se…”.

    E’ faticoso e spesso doloroso il confronto coi fatti. La nave sta a galla, va… Sentiamo sciabordio nel fondo della stiva, ci affacciamo e ci accorgiamo che nella stiva c’è acqua! Ma la nave va… Certo, ci deve essere un buco da qualche parte, prima o poi affonderemo, ma la nave va e va… Si chiude il boccaporto e avanti! La nave intanto va, prima o poi penseremo al problema. Ma sarà troppo tardi.

    Alla fine della testimonianza di Paolo e Barnaba si alza Giacomo, responsabile della comunità di Gerusalemme, vicino al partito dei giudaizzanti. Poco dopo una lettera è inviata a tutte le comunità: chi vuole essere discepolo di Mosè continui pure a fare il discepolo di Mosè, chi vuole essere discepolo di Gesù faccia il discepolo di Gesù.

    La comunità ha partorito una grande decisione, di grandissime conseguenze pastorali. E’ un giro di boa per la vita delle comunità cristiane.

    Ma per arrivarci c’è stato bisogno di un Concilio, un capitolo. Il Signore ha suscitato persone capaci del coraggio della verità, di prendere posizione a difesa dell’originalità della Buona Notizia.

    Piste di riflessione

    ∑    In mezzo a noi i fatti trovano credito? Ovvero: abbiamo il coraggio di guardare la realtà in faccia? O facciamo gli struzzi? Sono o non sono i nostri discernimenti spirituali e apostolici viziati a monte da queste forme di ambiguità? Un’ambiguità che alla fine ci priva delle coordinate per arrivare a conoscere la verità.

    ∑    Quali “fatti” interrogano urgentemente le nostre comunità religiose e il nostro apostolato?

    ∑    Quali “fatti” vorresti che il Capitolo tenesse assolutamente presenti per il suo discernimento spirituale ed apostolico?

     

    Posted by attilio @ 16:11

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