• 21 Mag

    GIOVANNI BATTISTA: SI’ ANCHE PIU’ DI UN PROFETA
    Matteo: 11,7-11

     

    a cura di p. Attilio Franco Fabris

    7 Mentre questi se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 8 Che cosa dunque siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re! 9 E allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, anche più di un profeta. 10 Egli è colui, del quale sta scritto: Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero che preparerà la tua via davanti a te”. 11 In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.

    Se da lato la sequela esige uno stile di vita contemplativo, dall’altro essa richiede lo stile deciso e sicuro della coerenza morale di cui Giovanni Battista può essere benissimo l’emblema.

    Perché si attui la testimonianza autentica, la sequela ha bisogno di una duplice esperienza:

    1.l’ascolto

    2.la conversione (la tensione ad una conformazione sempre più piena alla parola ascoltata).

    Per Giovanni l’incontro con Gesù è avvenuto prima ancora di poterne comprendere tutta la portata. C’è un sussulto, un sobbalzo di gioia: non c’è né cecità, né lacrime, né sguardi, né parole. C’è una sintonia, una immedesimazione, un’adesione viscerale, una intuizione…

    Per Giovanni si viene a creare un incredibile senso di appartenenza: egli viene al mondo per il Messia. La sua esistenza è tesa a  Colui che deve venire. La sua consapevolezza vocazionale avvolge la sua vita sin dall’inizio. Egli inizia la sua missione fin dal seno materno.

    Egli vivrà di quest’attesa nostalgica fino al momento del battesimo di Gesù al Giordano. Allora tutto sarà compiuto per lui: la sua vita ha svolto la sua missione. Giovanni vive per quell’ora, in cui egli potrà dire al mondo: Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che deve venire.

    Gesù dirà di Giovanni che “tra i nati da donna non è sorto uno più grande di Giovanni Battista”: egli ha adempiuto e riassunto in sé tutta l’attesa per l’incontro con il Messia.

    Diviene testimone di Cristo e prepara il suo incontro con l’umanità quando il suo primo incontro con lui assume la dimensione di una scelta di vita e di una scelta per tutta la vita. Giovanni si lascia toccare da lui, abbracciare, decisamente e definitivamente.

    Allora ogni legame gli diventa pesante. Gli basta miele selvatico e una povera tunica di pelle. Ormai ha colto altrove il significato della mia vita… Questo incontro lo ha reso estremamente libero… Può dire senza timore la verità, senza paura di perdere niente…

    E’ costituito profeta poiché la sua vita fa riferimento, dipende costantemente da Dio, e lui vivo per Lui…. Vive le attese di Dio e le annuncia….

    Per questo Giovanni è grande.

    CONFRONTANDOMI

    Gesù mi addita Giovanni come modello di coerenza. Egli diviene per me un modello straordinario di coerenza alla propria vocazione di discepolo del Signore.

    L’incontro con Gesù, se è vero, fa di me un profeta. La sequela di Cristo diventa così proposta di libertà “da” e di libertà “per”.

    Libertà da tutto quanto non serve alla mia sequela. Libertà da ciò che può apparire ricchezza. Libertà dalla mia carne. Dalla mia preoccupazione di riuscire e di essere al centro. Libertà dal protagonismo…

    Libertà per un’appartenenza a Cristo sempre più profonda, perché dal mio essere di Cristo fiorisca in me una nuova vita di salvato e di mandato a salvare… Libero di diventare un dono e un sacrificio…

    La verifica della mia crescita spirituale sta proprio nella misura della mia appartenenza e testimonianza… se mi viene spontaneo, naturale, ricordare agli uomini la bellezza e la verità del progetto di Dio su di noi… Se trovo naturale additare Gesù come esperienza umana pienamente realizzata… se le opere scaturiscono ovviamente dal mio ascolto e conversione…

    In una parola: se la mia vita diventa progressivamente trasparenza di Cristo. “Lui deve crescere, io diminuire”.

    DI CONSEGUENZA

    Due conseguenze importanti:

    1. una vita nella coerenza

    2. una vita a servizio della parola.

    Quali le correzioni di rotta da operare?

    Quale il mio rapporto con le cose, con gli altri?

    Quali aspetti faticano in me a diventare operativi nella traduzione morale della sequela di Gesù?

    Come sto vivendo il servizio della Parola?

    Come realizzo la mia testimonianza?

    A mio parere posso dire che vedendo me gli altri siano facilitati a vedere la presenza vitale di Cristo che agisce in me?

    Posted by attilio @ 13:30

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