• 18 Mag

    LA PECCATRICE: LACRIME E PROFUMO…
    Luca: 7,36-50


    a cura di p. Attilio Franco Fabris

     

    36 Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. 37 Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato; 38 e fermatasi dietro si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato.39 A quella vista il fariseo che l’aveva invitato pensò tra sé. «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice». 40 Gesù allora gli disse: «Simone, ho una cosa da dirti». Ed egli: «Maestro, dì pure». 41 «Un creditore aveva due debitori: l’uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. 42 Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di più?». 43 Simone rispose: «Suppongo quello a cui ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». 44 E volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m’hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. 45 Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi. 46 Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi. 47 Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco». 48 Poi disse a lei: «Ti sono perdonati i tuoi peccati». 49 Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è quest’uomo che perdona anche i peccati?». 50 Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».

    Questo incontro ha come protagonista una donna: una peccatrice. Ci viene presentata con dettagli caratteristici: lacrime, capelli, baci, profumi…

    Gesù sa e conosce, accoglie. Non si sente a disagio.

    Colpisce quel pianto, quelle lacrime. Si tratta di un’esperienza caratteristica ed importante disseminata in tutto il vangelo: il pianto amaro di Pietro la notte della passione, il pianto della vedova che vede morire il suo unico figlio, il pianto di Gesù su Gerusalemme, il pianto di Marta e il pianto di Gesù davanti alla tomba di Lazzaro…

    Nel discorso della montagna Gesù annunzia: Beati coloro che piangono… s. Paolo esorta i cristiani: Piangete con quelli che sono nel pianto…

    Quando si parla di pianto si parla di quel mondo misterioso che sono le nostre emozioni più profonde. Anche la gioia più profonda si esprime nel pianto! Il pianto sgorga da una forte provocazione esterna che scuote, modifica, provoca profondamente.

    E’ Gesù che provoca le lacrime di quella peccatrice. Ciò che era dalla donna vissuto “senza pianto” ora diventa una dolorosa coscienza di peccato. La sua abitudine a vivere una vita dissoluta, al di sotto delle possibilità offerte dall’amore ora è scossa e provocata… alla donna si apre improvvisamente la possibilità di un nuovo modo di vivere…

    Le sue lacrime esprimono, senza vergogna, la sua riconoscenza verso Gesù. Per la sua parola che gli ha aperto nuove prospettive di vita.

    E’ Gesù che rivela la donna a se stessa. Le lacrime parlano di una resa, di una presa di coscienza. La donna ora può vedere realmente la strada imboccata dalla sua vita.

    Gesù ha colto in lei un travaglio più profondo di quanto essa stessa potesse sospettare.

    Ella è ai piedi di Gesù. Si sente compresa e perdonata. Ella è finalmente “beata”… testimonia la gioia delle beatitudini. E’ il pianto che si apre alla speranza. La certezza che domani non sarà lo stesso giorno di ieri. Tra quel passato e un futuro nuovo  ci sono quei piedi. Piedi del Verbo venuto incontro all’umanità per portare una parola di salvezza. “Come sono belli i piedi di chi reca buoni annunzi… piedi  che annunziano la pace…” (Is).

    Ben diverso l’atteggiamento duro, incapace di cogliere il mistero del profondo sentimento della donna, del fariseo Simone. La sua mente è attraversata da pensieri maligni e verso Gesù e verso la donna. Egli è scandalizzato dalla misericordia di Gesù.

    Gesù ripercorre ogni gesto della donna interpretandolo nella sua profondità: sono gesti che rivelano un grande amore.

    La donna ha amato e ama la vita. La sua dignità. Non ha mai smesso di amare anche quando si è consegnata a storie senza amore… ora ha trovato finalmente un perché, una ragione, un futuro al suo bisogno di amore e di vita…

    Dal suo passato porta sì ancora quei lunghi capelli, quella bocca e quel profumo che faceva parte del mestiere… Ma ora  che quelle lacrime hanno inaugurato. Mette tutta se stessa e ciò che ha in un servizio nuovo.

    Su di sé sente quelle parola di liberazione e di pace. Parola che troncano un passato: “Ti sono rimessi i tuoi peccati”. Gli si apre una storia nuova.

    CONFRONTANDOMI

    Il pianto rivela la nostra vulnerabilità di fronte a ciò che avviene fuori di noi e in noi.

    Il pianto di questa donna dice il suo essere “segnata” dall’amore… la donna che è accoglienza, dono, attenzione piange spesso perché è più disposta a lasciarsi coinvolgere da ciò che accade nella vita.

    Ma il pianto può essere anche sterile. Segno di impotenza, scoraggiamento ripiegamento non appartenente all’ordine dell’amore. Il pianto, quello vero, scaturisce sempre dall’amore.

    Questa donna desidera incontrare Gesù, e trova in Gesù colui che la accoglie. Ella può finalmente apparire quella che è, senza vergogna o rispetto umano: il suo pianto è dolce e amaro nello stesso tempo.

    L’incontro con Gesù mi costringe a misurarmi con la sua verità perché io possa misurarmi con la mia e possa così fermarmi, valutare, discernere…

    Mi costringe a domandarmi quale vita e quale amore sta nascendo dalla mia fede… quale coerenza nella mia sequela…

    Se Gesù è di casa nella mia casa e io divento familiare del suo cammino vengo invitato ad imparare l’arte della verifica: egli mi offre continuamente l’occasione per crescere umanamente e spiritualmente.

    Dovrei imparare a accostarmi con grande umiltà a quei suoi piedi trafitti dai chiodi del mio peccato e del suo amore, a versare abbondanti lacrime capaci di scavare quel vuoto in me capace di essere riempito dalla presenza della grazia.

    So che Gesù considera un dono le mie lacrime perché esse sono frutto di una nuova consapevolezza circa la mia storia fatta così spesso di inadeguatezza, incoerenza, frammentarietà…

    Questo dai miei occhi sgorgano lacrime significa che sto cominciando ad amare.

    DI CONSEGUENZA

    * Il sacramento della riconciliazione-penitenza:  è appuntamento prezioso e gioioso di incontro con Gesù.

    Esso mi dona una certezza basilare: Gesù è in comunione con me, sta dalla mia parte. Egli continuamente mi prende per mano quando mi fermo, devio o mi volto indietro…

    E’ il momento in cui scopro l’amore fedele di Dio capace di aprirmi dinanzi sempre nuovi orizzonti.

    Posted by attilio @ 10:22

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