• 13 Apr

    Giairo e l’emoroissa

    Mc 5, 21-43

    di p. Attilio Franco Fabris

    L’episodio precedente è il miracolo della liberazione dell’indemoniato di Gerasa, prigionieri di satana nei sepolcri: 5,1-20.

    Qui Gesù appare come liberatore anche dalla morte, ultimo risultato del male e nemico ultimo: Rm 6,23; 1Cor 15,26.

    I due miracoli si commentano vicendevolmente incentrandosi su un unico messaggio.

    Essi sono legati dalle parole: “Salvare”, “Credere”, “Toccare”.

    Vi sono due donne

    Vi sono in comune “12 anni”

    Una è povera, segregata e paurosa

    L’altra una figlia di un capo della sinagoga.

    L’intento di Marco è di indicare Gesù come colui che suscita la fede.

    La fede di Giairo e della donna fanno sì che Gesù possa manifestare la sua potenza.

    L’incontro con Cristo fa scaturire la vita per l’una e per l’altra.

    Il brano evangelico è una catechesi sul cammino della fede in tre tappe:

    1.      una fede incipiente: quella che vede solo il proprio bisogno e limite, e guarda all’onnipotenza divina come ad una soluzione

    2.      un secondo livello è dato dallo sguardo di Gesù che cerca un dialogo, un rapporto. Da questo dialogo sgorga una parola che riapre alla speranza e alla vita al di là di quello che si poteva sperare di ottenere : “Va’ in pace!”.

    La fede ottiene così non solo un dono di guarigione fisica, ma diviene salvezza per la totalità dell’uomo. E’ esperienza del regno di Dio già presente ed operante in Cristo. Non siamo guariti solo dalla nostra miseria, ma dall’amore di Cristo ci viene dischiuso il limite stesso nel quale eravamo bloccati.

    3.      Un terzo livello ancora più alto è la fede che Gesù domanda a Giairo. Egli richiede una fiducia totale, che va al di là di ogni evidenza umana. E’ un invito a “sperare contro ogni speranza”. “Credi tu questo?” (Gv 11,26).

    Brani paralleli:

    Sap 1,13-15; 2,23

    Sal 30

    1Re 17,17-24

    2Re 4,8-37; 13,20

    Gv 11

    A. AMBIENTAZIONE: UNA RIVA DEL LAGO DI TIBERIADE E LA FOLLA

    21

    Il lago: è il luogo abituale in cui Gesù svolge la sua predicazione

    Siamo sul litoraneo di Cafarnao: il paese dove abita Gesù.

    Tutti lo conoscono: è un loro conterraneo.

    La folla:

    lo segue… i motivi?

    per curiosità, con varie attese, vi è forse devozione.

    Certamente una buona dose di fanatismo.

    Ricerca di qualche esperienza straordinaria: non è uno che fa miracoli?

    Spera di ottenerne qualche tornaconto.

    Perché ne hanno sentito parlare.

    Lo segue perché percepisce una parola diversa, detta “con autorità”.

    …………

    Se dovessi analizzare i motivi per cui ritengo di seguire Cristo quali elencherei?

    Provare ad enuclearli (in percentuale 100%)

    B. GIAIRO E LA SUA SUPPLICA

    22

    Ogni sinagoga aveva un responsabile coadiuvato da un piccolo consiglio (da tre a sette persone). Non è chiaro se Giairo sia il capo o uno del consiglio.

    Il capo della sinagoga dirige il servizio divino, conferisce le varie funzioni, cura la manutenzione dell’edificio.

    Giairo: dall’ebraico Jar (Risplenda la divinità, ma che può essere inteso anche come “Egli, Dio, risusciterà”). Un nome che indica la promessa.

    Egli sta cercando affannosamente Gesù.

    Chi tipo di persona è Giairo?

    La sua famiglia

    Il suo ruolo sociale

    La sua religiosità

    I suoi sentimenti in questo momento,

    le sue attese e le sue paure.

    La sua relazione con Gesù… come l’ha conosciuto?

    Che idea avrà di lui?

    Il gesto di gettarsi ai piedi indica la sua supplica, ma anche la sua disperazione, e l’urgenza della sua preghiera.

    Con questo gesto si riconosce un’autorità a cui si deve ascolto e obbedienza.

    Valore e significato del gesto di “cadere ai piedi”

    23

    Una preghiera di supplica che nasce dal profondo dell’angoscia

    Una situazione disperata: la “figlioletta” è agli estremi

    Un invito: vieni

    Una speranza: perché sia “salva” e “viva

    Egli prega in nome di sua figlia.

    Quale valore ha questa preghiera, come l’abbiamo sperimentata?

    il gesto di imporre le mani è abituale nella cultura semitica e sottolinea momenti importanti.

    Significa il conferimento/passaggio di un potere per un compito da svolgere o una guarigione.

    La ragazza deve essere “salvata”: quindi non si tratta di una semplice guarigione, ma di una salvezza da domandare. Una vita nuova da richiedere.

    24

    Gesù si avvia con Giairo e la folla.

    In questo cammino analizzare sentimenti, speranze, attese di Gesù, di Giairo e della folla.

    Una folla che “schiaccia” Gesù.

    Siamo sulla strada.

    C. L’EMOROISSA

    25

    L’emoraggia è la secrezione gonorreica sanguigna e purulenta della donna.

    La donna è ammalata da “dodici anni” ovvero da sempre. Dodici è il numero della totalità. E’ una radicale malattia e debolezza. Solo un intervento divino può liberare da una tale situazione.

    La donna perde la sua vita (=sangue) lontano dal Signore, è destinata alla morte.

    La sua malattia la rende impura, immonda. Di per se rende impura ogni cosa che tocca.

    Non può entrare nel tempio, né partecipare alle feste religiose (es. la pasqua). Come la lebbra essa la escludeva addirittura dalla società umana.

    Immaginiamo questa donna.

    Chi è? (La tradizione l’ha identificata con la Veronica che asciugherà il sangue sul volto di Cristo, ella avrebbe anche eretto un monumento in memoria del miracolo nella sua città di Banias (Eusebio).

    Da dove viene?

    Come vive la sua malattia?

    Che tipo di relazione ha con gli altri?

    Con i medici…

    Che tipo di religiosità?

    L’uomo tenta di accapparrarsi la potenza divina, di dominarla, di appropriarsene. Il Dio della rivelazione si è sempre sottratto a questa pretesa perché è lui che vuole donare la sua vita all’uomo e ne prende l’iniziativa: è il mistero della sua accondiscendenza.

    Solo in quest’ottica di accondiscendenza il limite diviene luogo di incontro e di comunione.

    Qui si riallaccia tutto il discorso sui sacramenti:

    come azioni di Cristo che nuovamente ci tocca e salva.

    Come vivere questo aspetto sacramentale?

    Ma anche si può riallacciare il tema del valore di tutta la realtà che ci circonda, che porta in sé la presenza divina. Questa realtà ci tocca continuamente. Tutte le nostre esperienze sono eventi attraverso i quali Dio ci tocca. Si tratta di esperienze che vengono derise dall’incredulo forte solo dei parametri della sua ristretta intelligenza.

    Occorre far uso della “memoria” per pregare gli avvenimenti della nostra vita. Essi non sono vuoti, ma carichi di una reale potenzialità di incontro con Dio. “Ogni avvenimento è un “oremus””.

    26

    Molti medici! E’ l’ansia della vita, la paura di perderla che costringe l’uomo a tentare tutte le vie ad affannarsi per trovare una soluzione alla sua paura. Ma invano! Il rimedio peggiora il male, un po’ come chi sta annegando e si agita. E quando la medicina non può far nulla…!!!??

    Ha dilapidato le sue sostanze.

    27-28

    Avendo udito”: la fede procede dall’ascolto.

    Da chi?

    Con quali risonanze?

    E’ convinta che basti “toccare” le vesti di Gesù per essere guarita.

    Essa si azzarda a compiere un gesto sacrilego contrastante la legge (Lv 15,19-30).

    Essa trova il coraggio di andare contro la legge. Cosa significa e comporta questo? Quali risonanze?

    Riguardo al “toccare il mantello” cfr. 3,10; 5,56

    Il verbo “toccare” è nel brano molto importante (4 x): esso esprime con un’immagine materiale la fede che è un venire a contatto con Gesù. La donna e Giairo sono convinti che il contatto fisico con Gesù è salvezza.

    Contro ogni ideologia è il “toccare” Cristo che salva (cfr. 1Gv 1,1ss).

    Il toccare nella fede è particolare perché fa sprigionare la potenza di Cristo.

    Ma vi è anche un altro toccare, quello della folla, che solo opprime e non produce nulla.

    Vi è un “toccare” interiore ed esteriore.

    C’è un toccare possessivo che è prendere, impossessarsi, ed una invece che è segno rimando alla comunione e all’amore: che riconosce l’altro nella sua diversità.

    I discepoli non comprendono ancora questo (v 31).

    Vuole “toccare” ma di spalle: ha paura!

    Infrange sì la legge ma di nascosto. Spera di farla franca.

    Non vuole scoprirsi nella sua povertà.

    Non vuole esporsi: è immonda.

    In mezzo alla folla la donna avrà faticato a trovare un varco per avvicinarsi a Gesù (rendendo tutti immondi!).

    E’ superstizione? Il vangelo sottolinea la disperazione e la sconfinata fede di questa donna a cui Gesù risponde con la guarigione e il dialogo intessuto con lui: la parola suscita e suggella il miracolo. La fede dunque non è solo esperienza soggettiva ma è incontro spirituale e personale con Dio.

    Qui si interseca il discorso circa il ruolo del bisogno nella dinamica della fede.

    29

    la guarigione è immediata. (non viene qui perseguita una dinamica cristologica!). La prospettiva è solo quella del contesto storico dell’attività di Gesù.

    30

    La potenza che esce da Cristo è la sua vita. Non è il contatto fisico che guarisce (=magia) ma la fede che è rapporto personale. Ci dona la sua vita perdendola.

    Gesù se ne accorge ovvero è attento e partecipa con la sua compassione alle sofferenze di chi gli si accosta. E’ Gesù che in verità “tocca” la donna, come farà con la piccola morta.

    Dal costato uscirà abbondante sangue, fino all’ultima stilla.

    E’ importante il passaggio dalle spalle al volto.

    Gesù si volta… (risonanze)

    31

    I discepoli non comprendono la domanda. Non sanno distinguerne la verità. Sono ancora fermi all’esterno del mistero di Cristo.

    32

    Lo sguardo di Gesù interpella: esprime elezione, salvezza, giudizio.

    L’incontro con lo sguardo mette sempre a disagio, ma apre a nuovi orizzonti.

    Analizzare l’esperienza vissuta dello sguardo di Dio su di noi: le risonanze che provoca

    33-34

    Vi è contrasto tra la paura della donna che si sente “sacrilega” e la dolcezza di Gesù che la riconsegna alla vita. Essa si attende che Gesù assorba la sua malattia senza venirne contagiato: è una fede che comprende e trascende anche ciò che è illegittimo e equivoco.

    La donna ha infranto i limiti imposti dal tabù, e da parte di Gesù essa riceve incoraggiamento ed approvazione.

    In lei un misto di gioia esplosiva e di paura (il suo gesto è equivoco e carico di risonanze negative: il contatto con donne mestruanti è comunque sempre negativo)

    La fede è certezza che Dio agisce attraverso Gesù, perché ama l’uomo ed invita ad intrattenersi con lui in un’esperienza d’accoglienza e di amore

    Cfr. 2,5; 4,40; 5,36; 9,23; 10,52.

    Questo incontro col volto di Cristo la libera da ogni paura e vergogna, ella può dire ormai tutta la verità.

    Perché? La forza risanante sperimentata dal contatto con Gesù la sopraffatta di gioia, si sente libera dal suo incubo.

    “Figlia”: espressione di confidenza e tenerezza

    “Va’ in pace”: non è solo augurio di benessere (“Stammi bene!”), ma proclamazione che la salvezza ha toccato questa donna, la quale è giunta di nuovo ad un’esperienza di comunione con Dio.

    Gesù non propone un conflitto tra fede e magia, ma trasporta le concezioni magiche della donna nella fede. Egli riconduce l’uomo ad una relazione fiduciosa con Dio: è una fede che risana dalla paura di Dio.

    Lo stato di Schalom definisce lo stato di integrità e di salute dell’uomo, il suo benessere.

    La “cura” sarà il risanamento operato dalla fede. Gesù non l’ha trasmesso come medico, ma come colui che ha risvegliato la fede in Dio e che toglie all’uomo i suoi tormenti.

    D. VERSO LA CASA DI GIAIRO

    35

    “Finché c’è vita c’è speranza” ma ora? La “figlioletta” è morta prima che il taumaturgo arrivasse.

    La morte è il caso estremo di malattia.

    La morte avviene “nel frattempo” dell’incontro con l’emoroissa.

    36

    Non cedere nella fede, neppure di fronte all’evidenza della sua apparente inutilità.

    E’ la fede che salva, chiamata a confrontarsi con la morte.

    “La tua fede ti ha salvata” (v 34).

    Gesù non si ferma a discutere, ma continua a procedere calmo e sicuro come nulla avesse sentito.

    37

    siamo nella linea del “segreto messianico”. E’ il primo miracolo che avviene lontano dalla folla.

    I tre apostoli prescelti sono coloro che assistono anche alla trasfigurazione e alla preghiera nel Getsemani ovvero tutti e tre gli episodi sono collegati dal tema della pasqua di morte e risurrezione.

    38

    sono i riti per esorcizzare la paura della morte.

    39

    Una domanda paradossale e apparentemente stolta. Come è stata quella ai discepoli nel mare: “Perché siete così paurosi?”. Gesù mette in discussione le cose più ovvie.

    La morte è un sonno.

    Si esprime la fiducia nel Dio più potente della morte.

    Ma su questo si apre un divario forte tra Gesù e i presenti.

    40

    non dei parenti ma degli altri intervenuti.

    41

    In aramaico. E’ potenza misteriosa?

    Si usano due verbi:

    –          svegliati

    –          alzati

    sono i verbi classici indicanti la risurrezione: 14,28; 16,6; 8,31; 9,9-10

    “Alzati amica mia, mia bella e vieni” (Ct 2,10)

    Non sono parole magiche di cui si servivano taumaturghi o maghi: la parola di Gesù è chiara ed esprime apertamente la sua volontà.

    42

    Vi è grande stupore.

    Chi è Gesù?

    Si è di fronte a qualcosa di inspiegabile che interpella la coscienza dell’uomo.

    Uno stupore simile a quello delle donne dinanzi al sepolcro vuoto (16,8).

    L’ultimo ordine appare paradossale!

    In realtà quello che si esige è nella linea del segreto messianico.

    43

    12 anni ha la fanciulla: l’età dell’amore, del fidanzamento.

    Un gesto di delicatezza da parte di Gesù.

    Ma anche un sottile preannuncio della sezione dei pani (6,6-8,30).

    Cristo è il pane della vita: Gv 6

    Appendice

    Il segreto messianico

    Esso assume il significato di una progressiva rivelazione del mistero di Cristo. Ovvero si tratta di un “metodo formativo” usato da Gesù stesso.

    Il suo era e resta sempre un mistero troppo arduo per essere compreso e accolto pienamente da tutti: è indispensabile la fede che viene dall’alto.

    Ed è attraverso la predicazione kerigmatica della Chiesa che vi si può accedere pienamente.

    Posted by attilio @ 08:53

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