• 27 Gen

    ABBAZIA DI BORZONE:

    IL REBUS DI BORZONE

    di Paolo Mira

    La storia dell’abbazia di Borzone inizia “ufficialmente” nel 1120 con una bolla di papa Callisto II, ma tanti sono gli indizi che fanno pensare a una sua origine molto più antica. Stiamo parlando dell’abbazia ligure di Sant’Andrea di Borzone, nei pressi di Lavagna. Dalla storia sappiamo che, nel luogo in cui sorge l’attuale complesso, i Bizantini eressero al tempo della “guerra gotica”, nella prima metà del VI secolo, un baluardo difensivo a presidio di un collegamento viario tra la riviera e la pianura Padana.
    Quando e da chi sulle rovine della fortezza bizantina fu edificata la chiesa di Sant’Andrea con l’annesso monastero continua a rimanere motivo di incertezza e discussione. Il primo documento scritto, infatti – come accennato – è la bolla pontificia del 1120, nella quale Callisto II confermava il possesso del cenobio di Borzone all’abbazia di San Pietro in Ciel d’Oro di Pavia.La tradizione locale indica il nostro monastero come fondazione dell’abbazia piacentina di San Colombano di Bobbio; tuttavia la mancanza di Borzone negli antichi documenti bobbiesi e la sua presenza nella bolla papale tra le dipendenze pervenute all’abbazia pavese – essa pure colombiniana per dotazione di re Liutprando – proporrebbero una retrodatazione della sua erezione forse alla prima metà dell’VIII secolo, a opera dello stesso re longobardo.
    Nella seconda metà del XII secolo, venuti a mancare i monaci colombiniani, l’arcivescovo di Genova Ugo della Volta nel 1184 decise di restaurare il complesso ormai cadente e chiamò la congregazione benedettina francese di “La Chaise Dieu”. Accettata la donazione i benedettini garantirono la loro presenza a Borzone fino agli esordi del XVI secolo. Nel 1535 l’abbazia divenne commenda, realtà che durò fino al 1847. Tra gli abati commendatari vi furono figure di spicco come il cardinale Michele Ghislieri, il futuro papa San Pio V. Dopo le soppressioni Borzone divenne chiesa parrocchiale, nel 1910 fu dichiarata monumento nazionale, mentre dal 2000 si sta procedendo a un delicato intervento di restauro dell’intero complesso, al fine di dare vita a una “Casa di Preghiera e Accoglienza”, un luogo dello spirito alla cui base stanno l’ascolto della Parola e la preghiera, l’accoglienza, il silenzio e la solitudine, l’essenzialità e la gratuità.
    “La chiesa abbaziale – spiega padre Attilio Fabris, responsabile della Casa di preghiera, oltre che profondo conoscitore della storia del cenobio – è un vero gioiello artistico e un monumento fra i più importanti del patrimonio storico e architettonico ligure. La muratura esterna e interna della facciata e dei fianchi corrisponde, con poche modifiche, a quella originaria, probabilmente dell’VIII-IX secolo, giocata sulla bicromia dei due materiali di costruzione impiegati – pietra e mattone – e sulle ritmate proporzioni del doppio ordine di arcatelle cieche, che ininterrottamente la percorrono, dando un’impressione di grande armonia e raffinatezza nonostante la povertà dei materiali”.L’austerità architettonica è ingentilita all’interno da opere di grande rilievo artistico. Al centro del presbiterio, vi è l’altare maggiore, opera in stucco risalente alla prima metà del XVIII secolo, sormontato da un grande crocifisso coevo, attribuito alla scuola del Maragliano, uno dei più importanti scultori in legno, donato all’abbazia dall’allora cardinale Spina, vescovo di Genova, in qualità di abate commendatario. Sul lato sinistro del presbiterio vi è, invece, un bel tabernacolo in ardesia datato il 1513. Pregevoli anche gli altari della navata: quello dedicato a Sant’Anna del 1755, con una statua seicentesca che la raffigura, e quello di Maria Vergine, commissionato nel 1644 dall’abate Gaspare Gazzolo, con una scultura in marmo raffigurante la Vergine con il Bambino.
    Nella parete absidale, era un tempo collocato – oggi al Museo Diocesano di Chiavari – un grande polittico, opera del pittore di origine milanese Carlo Braccesco, realizzato nel 1484.Accanto alla chiesa, sorge, infine, la possente torre campanaria che presenta una muratura di circa un metro di spessore; incastonata in essa si trova un’importante lapide, un tempo forse collocata all’interno della chiesa, che recita: “MCCXLIII abbas gerardus de cucurno natus fecit fieri has ecclesia et turrem”, certamente a documentare importanti lavori di ammodernamento voluti nel 1243 dall’abate Gerardo di Cogorno, nella medesima epoca di costruzione della vicina e famosa basilica di San Salvatore dei Fieschi a Lavagna.
    Per chi è disposto a un’ultima fatica, dopo aver ammirato il cipresso plurisecolare del sagrato, annoverato tra le piante monumentali della Liguria con i suoi cinque-sei secoli di vita, va segnalato il misterioso “Volto megalitico di Gesù Cristo”, in località Rocche di Borzone. Si tratta di un grande masso, scoperto nel 1965, che raffigura un volto umano dell’altezza di circa 7 metri.

    COME RAGGIUNGERE BORZONE

    L’abbazia di Sant’Andrea di Borzone si trova in Liguria e, più precisamente, in Val Sturla, nei pressi di Lavagna. E’ facilmente raggiungibile utilizzando l’autostrada Genova-Livorno, uscendo al casello Lavagna. Si prosegue, quindi, per 10 km in direzione Carasco-Borzonasca e giunti a Borzonasca, deviando a destra, con altri 3 km di strada si sale all’abbazia di Borzone. Quest’ultimo tratto è percorribile in auto, ma per i più volenterosi anche a piedi, in quanto i pullman sono impossibilitati a salire a causa delle misure ristrette della strada.
    Responsabile dell’abbazia e della “Casa di preghiera” Sant’Andrea è padre Attilio Fabris, che può essere contattato al numero
    0185.340056.
    Per ulteriori informazioni e approfondimenti storico-artistici è possibile consultare il sito: www.abbaziaborzone.it.


    Pubblicato su: “Segno”, mensile
    dell’Azione Cattolica Italiana

    n° 1 – Gennaio 2010

    Posted by attilio @ 16:28

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