• 03 Mar

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    IL TEMPO DI DESERTO

     Sion ha detto: «Il Signore mi ha abbandonato,
     il Signore mi ha dimenticato».
    Si dimentica forse una donna del suo bambino,
     così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere?
     Anche se queste donne si dimenticassero,
    io invece non ti dimenticherò mai.
    Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani,
    le tue mura sono sempre davanti a me.
    (Is 49,14-16)

    Quando la distrazione non è un atto passeggero bensì una impossibilità completa di concentrarsi nel Signore, e se questa si prolunga per un certo tempo allora si chiama aridità spirituale.
    Questa aridità produce spesso depressione, tristezza e desolazione. E per superare e vivere questi periodi occorre più coraggio che per altri lavori prestigiosi di questo mondo.

    Cause

    1.       Un attivismo incontrollato che scompone l’unità interiore.
    2.       La natura stessa dell’orazione che è fatta di momenti di aridit�
    3.       Situazioni patologiche e fisiche e psichiche
    4.       Squilibri emozionali
    5.       Una prova permessa dal Signore.

    Sono convinta che il Signore, prima di arricchire le anime coi suoi grandi tesori, mandi loro questi tormenti e tutte le altre tentazioni che si soffrono, per provare se lo amano davvero e vedere se potranno bere al suo calice e aiutarlo a portare la sua croce” (s. Teresa d’A., Vita, XI,11).

    Rimedi

    L’aridità non si vince a forza di braccia: “Se in queste circostanze si insiste a fare per forza è peggio, e il male dura di più” (s. Teresa d’A.).
    Che cosa allora occorre?
    Pazienza:            accettare i nostri limiti. L’aridità la si vince abbandonandisi. Si tratta in questa situazione di perseverare nella preghiera, facendo del nostro meglio, non preoccupandoci dei risultati o delle emozioni.
    Speranza:            essa ci dice che la nostra situazione non è definitiva, ma sempre transitoria (senza preoccupandoci della sua durata), che nulla è eterno. Impareremo a guardare con fiducia al domani sicuro che ogni nuovo giorno può ed è sempre diverso dai precedenti.
    Perseveranza:     è l’atteggiamento più importante. Perseverare quando i risultati splendono alla vista non è merito; mantenersi in piedi quando infuriano le tempeste e ci avviluppano le tenebre, avanzare quando la nebbia impedisce di vedere a due metri, ecco l’essenza della perseveranza.
    Siamo poco disposti alla perseveranza, vogliamo i risultati tutti e subito.
    In tutto questo, lo comprendiamo bene, occorre appoggiarsi al sapere della fede

    L’atrofia spirituale

     L’atrofia è segno di morte e produce morte. Scrive Larranaga:
    “A molte anime succede la stessa cosa. Per anni non fecero uno sforzo ordinato, metodico, paziente e perseverante per entrare in comunione profonda e frequente con il Signore. Fecero per un lungo tempo un’orazione sporadica e superficiale. Inventarono mille pretesti per giustificare questa situazione dicendo che colui che lavora già prega, che Dio bisogna cercarlo nell’uomo… Con ciò tranquillizzarono la loro coscienza, almeno fino ad un certo livello. Sostituirono la riflessione all’orazione e le chiacchiere come contropartita della meditazione. A poco a poco andarono perdendo il senso di Dio e il gusto dell’orazione. Nella loro intimità successe questo: quelle energie, che i mistici chiamano potenze e facoltà, non venendo più attivate, lentamente perdettero elasticità. Perdendo vigore vennero utilizzate sempre meno. Non venendo utilizzate, finirono pian piano per estinguersi”.
    Può anche capitare che queste persone non abbiano difficoltà a trattare e a parlare di teologia o di pastorale. Ma tutto questo sarà sentita come realtà esterna, asettica e fredda. Il problema inizia quando queste persone prendono coscienza che non riescono più a vivere personalmente ed interiormente questa stessa fede.
    Occorre allora ricominciare con pazienza ed umiltà dai primi passi: orazione vocale, salmi, meditazione… 

     Il deserto di Dio

     L’aridità è una prova di impotenza ed impedisce il contatto con Dio, quello che in altri momenti procurava tanta gioia e emozione. Generalmente si abbatte su quelle anime che hanno intrapreso sul serio l’ascensione verso Dio.
    Sant’Ignazio parla di desolazione. Giovanni della Croce di ripugnanza. In effetti l’anima non trova più gusto nelle cose spirituali e Dio sembra terribilmente assente.
    La prima purificazione o notte è amara e terribile per il senso… La seconda non ha paragone, perché è orrenda e spaventosa per lo spirito” (NO 1,I,8,2).
    Mentre distrazione e accidia sono fenomeni naturali e per lo più di natura psico-somatica, l’aridità è una prova inviata espressamente da Dio, come purificazione. L’aridità è fondamentalmente una sensazione di assenza. L’anima è sconfortata non sapendo nemmeno il perché. “Psicologicamente parlando la sensazione di aridità è forse equiparabile a ciò che gli antichi chiamavano il “taedium vitae””.
    Generalmente poi essa è accompagnata da incomprensioni, calunnie, accuse ingiuste, solitudine: “Dio fa convergere distinte casualità per sdradicare l’anima dai mille legami che la trattengono a se stessa. Non c’è anima scelta che sia libera da queste prove purificatrici”.
    L’aridità è il prolungamento dell’agonia di Gesù nel Getsemani.
    All’anima è richiesto di proseguire umilmente, sperando contro ogni speranza.
    Non crediate – scrive ad una sorella – che io nuoti in mezzo alle consolazioni. Oh no! La mia consolazione è non averne sulla terra. Senza mostrarsi, senza farmi udire interiormente la sua voce, Gesù mi istruisce in segreto, non per mezzo di libri, io non intendo ciò che leggo” (s. Teresa di L.)
    Prima di partire, sembra averle domandato il suo fidanzato in quale paese vuole andare e quale via seguire… La piccola fidanzata ha risposto che non aveva che un desiderio: quello di raggiungere la cima della montagna dell’amore. Per arrivare ad essa le si offrivano molte vie..Allora Gesù mi prese per mano e mi fece entrare in quel sotterraneo dove non fa freddo né caldo, dove non splende il sole, dove non arrivano pioggia né vento. Un sotterraneo dove non vedo altro che una chiarezza semivelata, la chiarezza che intorno  me diffondono gli occhi abbassati dal volto del mio fidanzato… non mi accorgo di avanzare verso la cima della montagna, il nostro viaggio si fa sottoterra; tuttavia mi sembra che ci avviciniamo e non so come” (s. Teresa di L., Lettere a M. Agnese, sett. 1870)

     Testi

    Is. 49, 14-26
    1 Re 19, 1-18
    Mc 15, 33-37
    Sl. 13

    Posted by attilio @ 11:25

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