• 15 Feb

    di p. Attilio F. Fabris 

    Il racconto è molto lungo eppure la parte dedicata al miracolo è brevissima.Il testo si dilunghi nei dialoghi tra Gesù e i discepoli e poi con Marta e Maria. Questi hanno lo scopo di introdurci al significato profondo del “Segno” compiuto da Gesù.
    Il testo ha intenti teologici: non è una cronaca giornalistica del fatto.
    Lo intuiamo da certe peculiarità difficilmente spiegabili:
    – compare una famiglia strana fatta solo di fratelli e sorelle. Non ci sono genitori
    – Lazzaro sta male eppure Gesù sta fermo due giorni: perché non interviene?
    – Gesù dice che è “contento” che Lazzaro sia marto: come è possibile?
    – All’arrivo a Betania Gesù non entra in casa ma se ne sta fermo fuori. Perché?
    – Gesù dice: “Chi crede in me, anche se muore, vivrà e chiunque crede in me me non morrà in eterno”. Come può promettere questo dato che è un fatto che Lazzarone poi i discepoli muoiono?
    – Il pianto di Gesù: se sa che sta per far risorgere Lazzaro perché piange? Sta fingendo?
    – La famiglia di Betania scompare e non se ne parla più. Mai menzionata in altri testi
    – Un miracolo così clamoroso perché non è narrato dagli altri evangelisti.
    Giovanni ha un intento teologico chiaro: annunciare che Gesù è il Risorto, è il Signore della vita.

    1-7

    a.
    La famiglia di Betania rappresenta la comunità cristiana in cui tutti sono fratelli e sorelle. Tra Gesù e loro esiste amicizia, un legame di amore che è quello tra il Maestro e il discepolo: “Non vi chiamo più servi ma amici” (15,15).

    b.
    La comunità vive tuttavia una difficoltà grande: la morte del fratello. Perché Gesù non la impedisce? Anche noi non capiamo perché se lui ci vuol bene lasci passare “Due giorni”. Noi ci aspetteremmo dall’amico un intervento immediato.
    La morte pone il dubbio che egli “non sia qui”.
    Tanti da Dio attendono solo interventi prodigiosi e immediati per fuggire la paura e l’orrore della morte in tutte le sue forme.

    c.
    Gesù attende due giorni. Non vuole impedire la morte biologica. Non è venuto per rendere eterna questa forma di vita, ma per introdurci in un’altra: eterna. La vita di questo mondo finisce ed è giusto che termini. 

    7-16

    d.
    Il dialogo con i discepoli serve per mettere sulle loro labbra le nostre incertezze e le nostre paure di fronte alla morte.
    E’ la paura il nemico più subdolo del discepolo. Chi teme la morte non può vivere da cristiano perché il discepolo è chiamato a perdere la vita donandola. (12,24-28). 

    e.
    Gesù è contento che Lazzaro sia morto perché Gesù guarda alla morte con gli occhi di Dio: per lui la morte non è un evento finale e distruttivo, ma segna l’inizio di una condizione infinitamente migliore della precedente.

    17-27 Parte centrale

    f.
    il dialogo con Marta.
    Lazzaro è da “4 giorni” nel sepolcro: è morto e basta non c’è più nulla da fare. Ormai che cosa si può fare? 

    g.
    Gesù conduce Marta a capire il senso della morte del discepolo (e sua).
    Sì Marta crede nella resurrezione finale. Ma questa speranza non consola: è troppo lontana. Perché Dio dovrebbe far morire per poi riportare alla vita? perché far aspettare tanto? Come puuò l’anima restare senza corpo?.
    Il cristiano non crede in una morte e poi in una resurrezione alla fine. Crede che l’uomo redento da Cristo non muore mai.
    Gesù dice: “Chi crede in me non muore”.
    Esempio: la nostra vita è tutta un entrae ed un uscire. Questa vita è segnata da esperienze di morte e attese di vita. Questo non può essere in mondo definitivo, il destino ultimo: per vivere come è nella nostra speranza dobbiamo uscire da questo mondo.
    Il discepolo spiega Gesù a Marta non sperimenta la morte, ma nasce ad una vita nuova, entra nella vita-comunione con Dio, prende parte ad una vita che non è più soggetta alla morte. Essa sarà una sorpresa straordinaria che non possiamo neppure immaginare: “Occhio non vide, né orecchio udì, né mai è entrato in cuore di uomo, ciò che Dio ha preparato per coloro che lo amano” (1Cor 2,9).
    La vita in questo mondo è una gestazione e la morte è verificata da chi rimane, non da chi muore. È il “dies natalis”! 

    h.
    dopo aver ascoltato la Parola, Marta si apre alla fede nel Cristo risorto: “Sì, Signore, io credo che tu sei il Cristo, il figlio di Dio, l’atteso salvatore che doveva venire nel mondo” 

    vv. 34-42

    i.
    è la scena conclusiva in cui vediamo Gesù che piange (edàkrusen). E’ il pianto sereno e dignitoso di chi soffre per la partenza dell’amico. Per il temporaneo distacco. 

    l.
    L’ordine “togliete la pietra”. E’ il comando dato alla comunità cristiana e a tutti coloro che pensano che il mondo dei defunti sia separato e non abbia comunicazione con quello dei vivi. Per il credente in Gesù Signore non esistono più pietre di separazione, sono state rimosse il giorno di Pasqua. 

    m.
    la preghiera di Gesù è richiesta al Padre perché dia luce necessaria a chi vedrà il miracolo perché ne comprenda il significato. 

    n.
    Il comando: “Lazzaro vieni fuori” è il compimento della sua promessa: “è giunta l’ora in cui i morti udranno la voce del figlio di Dio e vivranno. Tutti coloro che sono nei sepolcri ascolteranno la sua voce e ne usciranno” (5,25-29).
    Il “morto” esce. È con il morto da quattro giorni che Gesù mostra il suo potere vivificante non riportandolo di qui ma conducendolo al di là. 

    o.
    “Lasciatelo andare”. L’invito è rivolto alla comunità che piange la di-partita dei fratello. Lasciate che il morto viva felice nella sua nuova condizione.
    Spesso vediamo svariati tentativi di trattenere il morto. È egoistico volerlo trattenere, sarebbe come impedire al bambino di nascere.

    Posted by attilio @ 13:54

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