• 20 Mag

    AFFAMATI E ASSETATI DI GIUSTIZIA
    Mt 6,5

     

    di p. attilio franco fabris

    1.  AFFAMATI E ASSETATI

    Quando pensiamo alla parola affamati pensiamo a essere affamati di hamburger, di vittoria sportiva, o affamati di amore per una persona speciale, o di potere, ma essere affamati di giustizia, per come la intende Gesù, certamente molti non l’hanno mai sentita o la ignorano. Sei mai stato davvero affamato o assetato? Hai mai sofferto la fame o la sete? La maggior parte di noi oggi nel mondo occidentale non ha questa necessità, abbiamo cibo in abbondanza. Nell’antichità, però, anche se le persone lavoravano, avevano una paga bassa e per questo motivo non mangiavano la carne che una sola volta a settimana, se andava bene. Inoltre quello che mangiavano era proprio l’indispensabile e qualche volta provavano la fame. L’acqua potabile non era a portata di mano come adesso e si soffriva di più la sete. A chi di noi, soprattutto d’estate non è capitato di avere sete, che può essere subito soddisfatta. Nell’antichità avevano meno comodità, non si aveva acqua dal rubinetto, la vita doveva essere attentamente pianificata per avere la disponibilità di acqua sufficiente per rimanere in vita.

    Persone che hanno vissuto sulla loro pelle l’esperienza della sete e della fame, raccontano di essere stati disposti a correre rischi di vario genere e di essersi esposti a numerosi pericoli pur di poter estinguere quella fisiologica esigenza che li attanagliava. L’emergenza di ingerire liquidi e cibo giunge a tal punto da essere travolgente.

    Ora Gesù, nelle beatitudini, parla di “fame” e di “sete” in rapporto alla giustizia. Non è possibile comprendere la vita di Gesù di Nazareth senza la “fame e sete di giustizia”, ovvero, senza l’esistenziale sua passione per il Regno, che ha dato senso ed unità piena al suo stile di vita, alla sua predicazione, alle sue scelte, alla sua coerenza ed alla sua azione. La causa principale che mosse la vita di Gesù e la spiegazione delle condizioni radicali del discepolato fu sostanzialmente il desiderio ardente, fame e sete appunto, di creare le condizioni affinché  il Dio-Abbá potesse regnare, che fosse accettata la sua paternità-maternità, la quale potesse generare nuove relazioni di fraternità tra gli esseri umani e tra questi ed il resto della creazione.

    Questo cosa significa per il discepolo?

    Affamati e assetati” di giustizia indica un desiderare fortemente qualcosa, quindi una passione. Secondo alcuni studiosi i due verbi (affamati e assetati) si intensificano l’uno con l’altro e indicano appunto un ardente o appassionato desiderio, un desiderio da soddisfare a tutti i costi, infatti chi ha fame o sete cerca subito e si da fare per soddisfare questa necessità. Questa fame e questa sete di cui parla Gesù, sono simili a quello di un uomo che potrebbe morire di fame per mancanza di cibo o morire di sete per mancanza di acqua. Dunque la fame e la sete a cui si riferisce Gesù, non è quella fame e quella sete che risolvi con uno spuntino o una bibita. È quella fame e quella sete estrema, come se fossero diversi giorni che non si mangia e si sta per morire. Insieme, questi due verbi descrivono desideri profondi che non  sono passeggeri. Sono il desiderare con tutto il cuore una necessità vitale con la consapevolezza che senza giustizia non puoi vivere.  

    Il verbo “affamati e assetati (participio presente attivo) secondo gli studiosi, indica che la fame e la sete non è qualcosa di momentaneo, passeggero, ma è qualcosa di continuo, un desiderio quotidiano di tutta la vita! Quindi un credente quotidianamente desidererà ardentemente la giustizia!

    L’aver “fame e sete” è un segno di vita. È chiaro che una persona morta non ha appetito, anche se gli presentassimo cibo prelibato, non sarebbe stimolato e non muoverebbe nemmeno un dito. Quindi spiritualmente parlando chi non ha fame e sete di giustizia è morto, non ha una relazione con Dio, non è salvato, ma morto spiritualmente (cfr Efesini 2:1-3). Questo significa che è proprio questo desiderio che ci fa capire se la fede è viva o languisce. M.L. Jones diceva: “Non conosco test di verifica migliore per valutare la genuinità di una professione di fede cristiana. Infatti, se questo verso della Bibbia rappresenta per voi una delle affermazioni più meravigliose della Parola di Dio, allora sicuramente siete dei veri cristiani. Se non è così, fareste meglio a esaminare di nuovo i fondamenti su cui poggia la vostra professione di fede”. Per te questa è un’affermazione meravigliosa? Allora sei veramente un credente vivo!!

    È un segno di buona salute. Una delle domande più importanti che un medico fa ad un paziente è: “Come va il vostro appetito?”  Questo perché la mancanza di appetito è sempre un motivo di preoccupazione e potrebbe essere un sintomo di una grave malattia. Lo stesso principio vale in termini spirituali. Quando uno che si professa cristiano ha poco o nessun appetito per le cose di Dio, significa che c’è qualcosa di seriamente compromesso! Quando un credente non ha quel desiderio profondo della comunione con Dio, quando trascura la preghiera, i sacramenti, la comunità vuol dire che quel credente è  malato spiritualmente! 

     

    2.  DI GIUSTIZIA

    L’etimologia “justitia” rimanda al latino “jus” ovvero al diritto di ciascuno di avere ciò che gli è dovuto. Nella Bibbia è impossibile comprendere ed interpretare il termine “giustizia” su di un piano esclusivamente giuridico (la “giustizia distributiva”).  E allora domandiamoci: a che cosa si riferisce la “giustizia” di cui Gesù ci chiede di aver fame e sete?

    A)  La giustizia appartiene a Dio.

    La giustizia è un attributo di Dio, è una qualità, una caratteristica di Dio:

    Salmi 11:7: Poiché il Signore è giusto; egli ama la giustizia; gli uomini retti contempleranno il suo volto.

    Deuteronomio 32:4: Egli è la rocca, l’opera sua è perfetta, poiché tutte le sue vie sono giustizia. È un Dio fedele e senza iniquità. Egli è giusto e retto.

    La giustizia di Dio equivale alla coerenza con se stesso. Quello che noi chiamiamo la fedeltà di Dio alle sue promesse. Dire allora che Dio è giusto significa che Dio fa quello che ha promesso di fare.

    Ma in base a che cosa Dio è fedele e quindi “giusto”? Solo è in relazione a se stesso, Dio non ha altri standard (metri di misura) che la sua stessa natura ed essenza.  La sua eterna essenza è eterna giustizia (Salmi 111:3 ; Salmi 119:142 ; Isaia 51:8; Salmi 19:9; 119:137-138 ) che non vuole compiere una qualunque azione che non sia perfettamente buona e santa. Se volesse agire scorrettamente, egli agirebbe pertanto contro la sua natura, il che sarebbe assurdo:

    Daniele 9:14: Il  Signore, il nostro Dio, è giusto in tutto quello che ha fatto  (cfr. Salmi 145:17 ; Geremia 9:24 ).

    La giustizia di Dio è legata alla sua fedeltà all’Alleanza con il suo popolo. In base a questo patto la sua giustizia si manifesta come liberazione e salvezza del suo popolo ( Isaia 46:12-13 ; Isaia 51:5-6 ; Salmi 31:1 ; Salmi 85:8-11 ).

    In relazione con quest’aspetto Dio è giudice giusto perché libererà il povero e l’oppresso e stabilirà il suo diritto (Salmi 7:9 ; Salmi 9:1-4 ; Salmi 103:6,17 ; Salmi 34:16-22 ; Salmi 72:1-4 ; Salmi 82 ; Isaia  11:4).

    B).  La giustizia di Dio è stata comunicata all’uomo attraverso il Vangelo di Gesù.

    Paolo afferma in Romani 1:16-17 : Infatti non mi vergogno del vangelo; perché esso è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede; del Giudeo prima e poi del Greco;  poiché in esso la giustizia di Dio è rivelata da fede a fede». Nel Vangelo vediamo che è rivelata una giustizia che proviene da Dio e che soddisfa Dio! La giustizia di Dio è legata anzitutto al dono che egli fa all’umanità di suo Figlio, il quale divenuto uomo come noi adempie eternamente e perfettamente all’Alleanza. E solo lui può giustificarci perché di per sé nessuno può vantare una tale giustizia davanti a Dio! (cfr Salmi 130:3 ). Tutti gli uomini sono peccatori e destinati a perdizione ma Dio giustifica in Cristo i credenti, li dichiara giusti: questa è la giustizia di Dio rivelata nel Vangelo. Filippesi 3:8-9 : io considero queste cose come tanta spazzatura al fine di guadagnare Cristo  e di essere trovato in lui non con una giustizia mia, derivante dalla legge, ma con quella che si ha mediante la fede in Cristo: la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede.

    Dio giustifica i credenti in Gesù in due modi:

    • Facendo ricadere sul Figlio il nostro peccato. Gesù è agnello che liberamente si carica del nostro male e ne porta fino in fondo le conseguenze.

    • Facendo sì che possiamo partecipare in base alla fede e al battesimo della giustizia di Gesù. Essa viene celebrata/rinnovata ogniqualvolta si celebra l’Eucarestia che è “remissione dei peccati”.

    C). L’uomo reso capace di opere di giustizia

    La giustizia di cui partecipiamo attraverso la grazia di Gesù deve occupare un posto importante nel nostro rapporto con Dio. “Giustizia” in questo senso è il vivere in conformità all’evangelo,  cercando di vivere in conformità con la volontà di Dio. È una condizione gradita a Dio perché è la nostra risposta alla giustizia di Dio, che attraverso il dono della grazia ci rende capaci di rispondere liberamente a lui con “opere di giustizia”.  Fame e sete di giustizia” non è altro che il desiderio di entrare nel Regno di Dio e di operare perché esso sia seminato già ora nei solchi della storia. E questo soprattutto attraverso l’esercizio della condivisione fraterna.

    Il desiderio di giustizia è la conseguenza del fatto che siamo stati salvati, giustificati. Giovanni dice: ” Se sapete che egli è giusto, sappiate che anche tutti quelli che praticano la giustizia sono nati da lui”. (1 Giovanni 2:29).

    L’evidenza che siamo figli di Dio, che siamo nati da Lui è assomigliare a Gesù, praticare la giustizia! Sempre Giovanni dice: Figlioli, nessuno vi seduca. Chi pratica la giustizia è giusto, com’egli è giusto.  Colui che persiste nel commettere il peccato proviene dal diavolo, perché il diavolo pecca fin da principio. Per questo è stato manifestato il Figlio di Dio: per distruggere le opere del diavolo. Chiunque è nato da Dio non persiste nel commettere peccato, perché il seme divino rimane in lui, e non può persistere nel peccare perché è nato da Dio.  In questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chiunque non pratica la giustizia non è da Dio; come pure chi non ama suo fratello.” (1 Giovanni 3:7-10).

    In questo senso il mondo non incoraggia alla vera giustizia, basta fare un giro in un’edicola, in internet o vedere i programmi in televisione e ci accorgiamo che non c’è nessun o quasi incoraggiamento a ricercare un carattere e una condotta santa, ma a ricercare solo il proprio interesse o tutt’al più a puntare il dito sull’ “ingiustizia” altrui mai sulla propria.

    Ovvio che le nostre opere di giustizia non sono improntate ad una religiosità “farisaica” che attraverso di esse ricerca una propria giustizia che non vuole abbisognarsi della grazia (cfr Matteo 23:25 ). L’ubbidienza a Dio secondo la giustizia approvata da Dio, nasce dal cuore e non è pretesa di autosufficienza, (1 Samuele 16:7 ), non è religione vanagloriosa, ma si rivela attraverso opere di misericordia, tenerezza e perdono (Matteo 6:1-5 )

     

    3. SARANNO SAZIATI

    Con la scelta del verbo “saziare“, in luogo di “nutrire”, l’evangelista vuol sottolineare che gli “affamati e assetati” verranno abbondantemente, appagati da Dio, il quale soddisferà pienamente la loro esigenza di giustizia: “Beato colui che semina un seme di giustizia, perché mieterà sette volte tanto” (2 Enoch 42,8). Gesù in due diverse occasioni la prima con la samaritana con l’acqua e l’altra dopo la moltiplicazione del pane con il pane, afferma che l’acqua che Lui da disseterà e anche il pane sazierà in eterno, ovviamente riferendosi alla salvezza alla vita eterna (Giovanni 4:10-14 ; Giovanni 6:34-35 ; cfr. Apocalisse 7:16). La fonte della sazietà è Dio (forma del verbo saziati- chortazomai è al passivo).

    Saziati” è una parola molto forte, esprimeva l’alimentazione e l’ingrasso degli animali con foraggi e cereali, indica il dare cibo in abbondanza e quindi avere la fame soddisfatta. La stessa parola la troviamo quando Gesù fece la seconda moltiplicazione dei pani e dei pesci e la folla mangiò e fu saziata (Marco 8,8).

    La sazietà della fame e della sete fanno parte delle promesse nell’Antico Testamento. La sazietà della fame e della sete si riferisce al bisogno di salvezza. In diversi passi Dio promette a Israele il ristabilimento e il rinnovamento di Israele,  trasformando il deserto in lago, spandendo le acque sul luogo assetato  (Isaia 41:17-18 ; Isaia 44:3). Quindi non ci sarà più fame e sete (Isaia 49:8-10 ; Ezechiele 34:29 ; Ezechiele 36:29).

    Isaia 55:1-5 : O voi tutti che siete assetati, venite alle acque; voi che non avete denaro venite, comprate e mangiate! Venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte!  Perché spendete denaro per ciò che non è pane e il frutto delle vostre fatiche per ciò che non sazia? Ascoltatemi attentamente e mangerete ciò che è buono, gusterete cibi succulenti!  Porgete l’orecchio e venite a me; ascoltate e voi vivrete; io farò con voi un patto eterno, vi largirò le grazie stabili promesse a Davide. Ecco, io l’ho dato come testimonio ai popoli, come principe e governatore dei popoli.  Ecco, tu chiamerai nazioni che non conosci, e nazioni che non ti conoscono accorreranno a te, a motivo del Signore, del tuo Dio, del Santo d’Israele, perché egli ti avrà glorificato. Isaia qui si riferisce al banchetto escatologico.

    L’invito è per gli assetati e affamati ad andare a Dio, ovvero ad entrare nella sua alleanza, per essere saziati gratuitamente. La Bibbia descrive la salvezza e la comunione del credente con Dio in termini di banchetto con cibo abbondante e vini raffinati.

    Isaia 25:6-8 : Il Signore degli eserciti preparerà per tutti i popoli su questo monte un convito di cibi succulenti, un convito di vini vecchi, di cibi pieni di midollo, di vini vecchi raffinati. Distruggerà su quel monte il velo che copre la faccia di tutti i popoli e la coperta stesa su tutte le nazioni.  Annienterà per sempre la morte; il Signore, Dio, asciugherà le lacrime da ogni viso, toglierà via da tutta la terra la vergogna del suo popolo, perché il Signore ha parlato.

    Anche il nuovo testamento usa moltissimo le immagini del banchetto e delle nozze. Così anche in Matteo 8:11-12 : E io vi dico che molti verranno da Oriente e da Occidente e si metteranno a tavola con Abraamo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli,  12 ma i figli del regno saranno gettati nelle tenebre di fuori. Là ci sarà pianto e stridor di denti.   (Cfr. 2 Corinzi 11:2 ; Efesini 5:25-27 ; Osea 2:19-20 ).

    Quindi la beatitudine si conclude con una certezza, una promessa, dicendo che saranno “saziati” gli assetati ed affamati di giustizia. Essi potranno finalmente beneficiare dell’autentico ristoro non solo nella pienezza nel Regno, ma in parte già sin d’ora nella misura in cui ci poniamo a “cercare prima il Regno e la sua giustizia”. Il resto ci sarà dato in aggiunta.

    Già il solo volere, ciò che il Vangelo designa come fame e sete di giustizia, possiede la virtù miracolosa di farci pregustare questa beatitudine, la gioia di cercare il bene nostro e degli altri. Questo è già grande conforto per noi. La pace dello spirito ci può essere anticipata già nella fase preparatoria del compimento del nostro dovere, ch’è appunto la fase del desiderio, del proposito, del buon volere.

    E sovente avviene che questa aspirazione alla giustizia modifichi e purifichi nelle anime generose l’orientamento generale dei desideri insoddisfatti che rendono infelice l’esistenza, perché in genere tali desideri sono egoisti, non dettati dalla «giustizia» che nel Vangelo si raggiunge e si realizza nell’amore. Questo è già beatitudine, oggi, nella vita presente; e domani, in quella futura, in pienezza ed eternamente. Per cui i nostri sforzi oggi non sono vani e irrisori.

    Ma chi non ha fame e sete di giustizia non può essere saziato. Coloro che non appartengono a Cristo non sperimenteranno la sazietà! Solo gli affamati e assetati di giustizia saranno saziati. Che meravigliosa promessa! 

     

    Per la riflessione

    – Di che cosa ho fame e sete per la mia sussistenza? Provo ad elencare una piccola lista in ordine di priorità.

    – Questi desideri in quale misura possono essere appagati, sfamati, nella mia vita? Posso dirmi soddisfatto? Oppure sento di aver “fame e sete” di qualcos’altro?

    – In quale modo cerco di soddisfare la mia fame e sete?

    – Fame e sete di giustizia: in base alla spiegazione sento che questa beatitudine mi riguarda. Sotto quale aspetto? In che misura?

    – Gesù mi rivolge una promessa: la mia fame e sete saranno finalmente appagati, nella misura in cui cerco di pormi in armonia con il disegno del Padre nella mia vita. Dinanzi a questa promessa che lui mi fa come gli risponderei? Gli darei fiducia oppure risponderei che non si tratta altro che di vana consolazione destinata a finire come tutte le altre?

    – Questa beatitudine rivela la nostra condizione spirituale. La mancanza quasi o assoluta di questo desiderio spirituale  rivela la debolezza o la mancanza di maturità spirituale, rivela una fede debole e anemica oppure una mancanza di fede. Il cristiano che è in sintonia con il Signore ha appetito per le cose di Dio. Coloro che hanno fame e sete di giustizia hanno una passione per Dio, sono coloro che hanno fame e sete di Cristo!  (Giovanni 3:3-5 ; 2 Corinzi 5:17 ;Tito 3:4-7 ).

     

     

    Posted by attilio @ 12:56

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