• 18 Dic

    Gesù evangelizza i due discepoli di Emmaus:
    Luca 24,13-35

     

    a cura di p. attilio franco fabris

    Troviamo una conferma di quanto sinora detto anche nel famoso brano dei discepoli di Emmaus. Con il racconto dei due di Emmaus inizia la narrazione del ministero di evangelizzazione da parte del Gesù postpasquale. Ci basti dire che i due sanno tutto della morte di Gesù, (e non solo! Sono in possesso di tutti gli elementi: sepolcro vuoto, testimonianza delle donne…), ma essa non costituisce assolutamente per loro una buona notizia, anzi! Il loro abbandono della comunità ci dice che la comunità prepasquale dei discepoli di Gesù non ha futuro, il suo destino è la disgregazione.

    La sfiducia dei due discepoli è massima, tale da respingere ogni proposta di buona notizia. Loro al sepolcro non ci hanno preso neppure la briga di andarci: non ne valeva la pena. E’ proprio a questa coscienza comunitaria prepasquale in agonia, abortita, che si rivolge la Buona Notizia.

    Gesù si accompagna a loro, ma i “loro occhi erano incapaci di riconoscerlo”, velati dalla loro disperazione. Il viandante discretamente interroga e riceve la risposta delusa di Cleopa che svuota il sacco. Cosa fa il viandante? Ascolta e condivide, condivide e ascolta…. E a un certo punto comincia a dire la sua. Non è questo il circuito della “datio”, della “redditito”, della “fractio verbi”?

    Il viandante offre una chiave di letture degli avvenimenti di tipo biblico: “non bisognava….”. ripercorre in breve tutta la tradizione biblica: da Mosè ai profeti. Facendo questo il viandante fa il “primo annuncio”: è la Buona Notizia. Vorremmo sapere di più circa lo svolgimento di questo dialogo. Luca non lo riporta, lo accenna soltanto. Perché, se questo è il punto decisivo? Perché per la comunità cristiana Luca non sentiva il bisogno di descriverlo talmente era noto e assimilato.  L’essenziale era conosciuto e fatto proprio da tutti.

    Dopo la prima evangelizzazione lungo il cammino il viandante e i due discepoli arrivano all’albergo. “Resta con noi” è la risonanza di Cleopa e del suo compagno. Cosa vuol dire questa risonanza? Vuol dire che la “datio verbi” da parte di Gesù è divenuta “redditio verbi”, poi “fractio verbi” e infine “fractio vitae”. Attraverso il servizio della Parola offerto da Gesù si è innescata tra lui e i due discepoli di Emmaus una relazione così importante, che essi dal viandante-Gesù non vogliono separarsi. Non è questa la riprova che l’ascolto e la condivisione della Parola aggregano, cementano relazioni nuove?

    Gesù si consegna volentieri ai due di Emmaus. Non impone la sua presenza, ma si consegna volentieri. La “fractio vitae” è la condivisione dell’essere. La risonanza “resta con noi” è un invito alla condivisione ed una richiesta di condivisione. Gesù, con la sua iniziativa, condividendo se stesso con Cleopa e il suo compagno, ha risposto a questo bisogno ancor prima che essi ne prendessero coscienza. L’amore dono, sempre pronto ad amare per primo, risveglia nell’uomo il suo bisogno di essere amato e suscita una domanda di amore.

    La condivisione dell’essere fra i tre di Emmaus si completa con la condivisione dell’avere. I tre siedono insieme a mensa. Arriva il momento della “fractio panis”. Perché i due discepoli di Emmaus riconoscono Gesù proprio in quel momento. Forse perché nessuno al mondo spezzava il pane come lo spezzava Gesù, ossia con una convinzione, una partecipazione, una immedesimazione tali, da conferire a quel gesto un’eloquenza imitabile? O forse perché mentre alzava le mani al cielo per la benedizione del pane i discepoli videro ai polsi le piaghe del Crocifisso? Allora l’incontro con quelle piaghe determina la saldatura fra tutto ciò che il viandante ha detto e la morte dell’amico Gesù: quella morte acquista tutta la sua vitalità, la vitalità stessa della Buona Notizia. Ogni uomo per incontrare la Buona Notizia ha bisogno di incontrare le piaghe del Signore?

    Il viandante scompare. Perché?

    Una lettura in profondità ci fa intravedere che lo scomparire di Gesù, il suo interrompere l’esperienza di condivisione con i due discepoli, è un ulteriore dono. Egli infatti vuole offrire loro l’opportunità di ritrovare la sua presenza in seno alla comunità di Gerusalemme (cfr Mt 18,20). Proprio in quella comunità che essi hanno abbandonato in agonia nel Cenacolo. Lo scomparire di Gesù è un segno ed una promessa. Infatti i due, nonostante il buio e la stanchezza, tornano di corsa a Gerusalemme, e la risonanza che li mette in moto è: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?”. In termini teologici: ecco il frutto della condivisione della Parola, la dilatazione del cuore. Il valore sacramentale e salvifico della parola illumina l’intelligenza, pacifica e purifica il cuore, infiamma gli affetti, muove la volontà, apre alla speranza.

    Quando i due tornano al cenacolo trovano una comunità in effervescenza. Non fanno tempo ad aprire bocca che i loro compagni vanno loro incontro dicendo: “Gesù è risorto! L’ha visto Simone”. I versetti successivi raccontano, come già abbiamo visto, della nuova apparizione di Gesù nel cenacolo.

    Piste di riflessione∑    Assomigliamo sotto tanti aspetti i due di Emmaus. Stanchezza, delusione, abbandono di iniziative, dispersione …affliggono le singole persone e le comunità: Portiamo mille giustificazioni. Riscontri questi aspetti forse in te stesso o nella tua comunità, o in certi settori della vita di provincia. Quali le tue considerazioni? Quali le tue proposte?

    ∑    Gesù si fa compagno di viaggio, viandante con i viandanti, ascolta e condivide, dice la sua. Nelle nostre comunità ci rendiamo disponibili ad essere compagni di viaggio con i fratelli, durante il quale ci si ascolti e si condivida il proprio vissuto di fede? Se la condividi come pensi di fare per rendere concreta questa prospettiva?

    ∑    Dalla “fractio verbi” il viandante e i due discepoli passano alla “fractio vitae” e alla “fractio panis”: una suppone l’altra. E tutte e tre costruiscono le autentiche coordinate ecclesiali. Secondo te su quale delle tre risultiamo carenti? Su quale dovremmo insistere in vista di un rinnovamento delle nostre comunità? Cosa proporre?

    ∑    La delusione rischia di allontanarci gli uni dagli altri. Fuggiamo dal Cenacolo in cerca d’altro. E’ solo la presenza del Crocifisso Risorto che può divenire punto di aggregazione e di convergenza. Nella nostra esperienza la comunità è il luogo nel quale ci annunciamo la presenza del risorto o luogo dal quale ci “allontaniamo”?

     

     

    Posted by attilio @ 11:19

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