• 16 Dic

    Gesù evangelista del regno e il compito dello Spirito:
    Atti 1,3-5

     

    a cura di p. attilio franco fabris

     

    Ci domandiamo: nel corso del periodo di “incubazione del kerygma” i discepoli avranno proceduto tutti con lo stesso passo? Crediamo di no: ciascuno avrà avuto il suo passo più o meno veloce. Ma Luca ci suggerisce che la sapienza di Dio ha voluto che essi arrivassero insieme alla meta. Allorché, attraverso la “fractio verbi” del primo annuncio offerto da Gesù, l’intelligenza e l’accoglienza della Buona Notizia è maturata nella coscienza di tutti, il dono del Signore attiva per tutti nello stesso giorno e nello stesso momento.

    A questo punto notiamo che il Gesù postpasquale affida completamente l’efficacia e l’esito del suo servizio nel Cenacolo all’azione dello Spirito santo. Il Gesù prepasquale, esperto e fedele servitore della Parola, aveva da tempo imparato che il ruolo e la funzione dello Spirito santo nel cuore dell’uomo sono insostituibili. A Gesù compete la semina della Parola attraverso le sue parole e la sua testimonianza. Ma tocca allo Spirito far sì che tutto questo possa essere accolto e “metabolizzato” nella mente e nel cuore dell’uomo.

    Svolto il suo compito Gesù si ritira per lasciare spazio all’azione dello Spirito. Splendida testimonianza di come egli vive la sua creaturalità di strumento di Dio nella storia della salvezza.

    Soffermiamoci a contemplare la docilità dell’evangelista Gesù: egli attualizza, incarna alla perfezione le disposizioni al servizio della Buona Notizia. Potrebbe far sue le parole di Paolo: “Io venni in mezzo a voi in debolezza e con molto timore e trepidazione, e la mia parola e il mio messaggio non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza” (1Cor 2,3-4).

    Notiamo ancora che nella sua docilità allo Spirito Gesù si guarda bene dall’esercitare sui suoi pressioni di carattere culturale o affettivo. Li richiama all’ascolto, ma non prende il martello pneumatico per perforare le loro coscienze e introdurre in esse con forza la Buona Notizia.  Il seme è gettato! Sarà la collaborazione tra lo Spirito santo e i suoi amici a far germogliare e maturare quel seme.

    Le considerazioni svolte sin qui ci chiariscono perché per Gesù la consegna ai discepoli di rimanere in città sia così importante. Nella fedeltà a questa consegna si gioca il futuro della buona notizia, della comunità, della storia della salvezza. L’epicentro di tutto è la “memoria-memoriale passionis” proposto da Gesù: è da qui che tutto procede.

    Piste di riflessione

    ∑    siamo convinti che coltivare la “memoria” e il “memoriale passionis” sia la cosa più importante? In teoria certamente sì. Ma nella pratica come questo si concretizza? Non abbiamo tempo da perdere nel cenacolo, ci sono tante cose da fare per dedicarci veramente alla “memoria-memoriale passionis”. Per curare gli interessi del Regno finiamo col disobbedire alla consegna di Gesù ai suoi. Non è forse questo il motivo di base della nostra evangelizzazione così stanca e disorientata?

    ∑    L’atteggiamento di Gesù nella sua opera di evangelizzazione pre e postpasquale trova riscontro nel nostro stile apostolico? La nostra proposta di predicazione con quale atteggiamento viene offerta?

    Posted by attilio @ 18:32

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