• 29 Nov

    Una comunità con dei problemi: Atti 6,1-6

     

     a cura di p. Attilio Franco Fabris

    Il capitolo 6 ci offre un quadro della comunità primitiva. Una comunità che ha cura di tutti; ha organizzato un servizio mensa quotidiano per coloro che sono in difficoltà. E’ bello! In questa comunità la parola fraternità non è una parola vuota, non è una dimensione puramente spirituale. Fraternità significa preoccuparsi del necessario per il fratello accanto.

    Ma la fraternità non è perfetta. Il bisogno di tutti viene sì soddisfatto, ma non in maniera equa. I membri provenienti dalla diaspora, senza alcun appoggio, sono discriminati. Ciò suscita malcontento.

    E’ una questione seria, perché viene messa in gioco l’autenticità della fraternità.

    E i responsabili sono investiti in prima persona della questione: sono infatti responsabili dell’unità e della fraternità. Essi non si barricano dietro a scappatoie o autogiustificazioni del tipo: “Ma sì, va tutto bene, sì, certo, sono problemi ma l’importante è… si rimedierà…”. Non cadono nel rischio di minimizzare o di dribblare la realtà. E’ l’autorità dei fatti! La disponibilità si vede dal realismo, dalla libertà interiore, dal senso di responsabilità con cui i fatti vengono accolti e assunti.

    Spesso invece accade che di fronte alle problematiche delle nostre comunità ci accontentiamo di soluzioni di facciata, artificiali: quelle soluzioni che fanno credere di aver aver risolto il problema, mentre non è risolto nulla, perché le cause dei problemi non sono risolte. La fraternità va curata perché è una creatura di Dio, va curata con tutte le nostre forze.

    I Dodici dunque prendono atto del problema, e di questo coinvolgono tutta la comunità: avanzano una soluzione concreta. La comunità avrebbe potuto indietreggiare, giocare allo scaricabarili, delegare. Invece no: tutti si sentono coinvolti in prima persona. Al bene comune dobbiamo provvedere insieme. Si decide per l’istituzione dei sette diaconi.

    Si procede ad una elezione. Non è improvvisata. Avviene in un clima di ascolto e di preghiera, di dialogo comunitario.

    Cosa ricavarne? Anzitutto ci viene detto che i bisogni della comunità, quando vengono assunti responsabilmente da tutti, vengono soddisfatti dal Signore. La risposta che il Signore offre ai bisogni della comunità si chiama “carisma”. Ad ogni bisogno il carisma adatto. Più la comunità cresce, più aumentano i bisogni, più crescono i carismi.

    Ma perché i carismi crescano e fioriscano in seno alla comunità è necessario che i carismi esistenti siano fedeli al signore e collaborino fra di loro. L’integrazione dei carismi è condizione di fecondità della comunità, perché, attraverso questa integrazione, si realizza l’unità.

    A Gerusalemme vi fu in quell’occasione una splendida integrazione di carismi: di vertice, di base, di servizio. Da quella situazione conflittuale nacque la splendida istituzione del diaconato.

    Le imperfezioni della fraternità vanno assunte, riconosciute, ma nel Signore. In una ricerca di integrazione di carismi esse divengono sorgente di fecondità.

    Certamente oggi dobbiamo assumere molte situazioni problematiche nelle quali domandare al Signore la nascita di nuovi carismi, e questo in ordine a:

    – la definizione dell’identità ecclesiale nel mondo

    – per attualizzare la vocazione e il carisma della vita religiosa e passionista

    – per avviare iniziative apostoliche conformi alle esigenze del nostro tempo.

    Piste di riflessione

    ∑    La fraternità è un dono che va curato. Essa non è perfetta. In essa esistono difficoltà, conflitti, tensione in ordine alla sua realizzazione. Tutto questo va riconosciuto e affrontato da tutti, indistintamente, nelle modalità proprie legate alla propria funzione. Nessuno dovrebbe giocare allo scaricabarili o alla delega. Ti pare che questo accada? Avverti una corresponsabilità nell’affrontare le difficoltà della provincia e delle singole comunità?

    ∑    Le soluzioni adottate per risolvere i problemi delle nostre comunità ti sembrano appropriate? Sono soluzioni che raggiungono il cuore del problema, o sono di facciata? Puoi fare qualche esempio.

    ∑     La nascita di carismi è possibile dove i carismi esistenti sono fedeli al Signore e collaborano ed interagiscono tra loro: solo da questa mutua interazione può nascere l’apertura ad ulteriori carismi vitali per la chiesa e le nostre comunità. Esiste questa accoglienza e collaborazione fra i diversi carismi? Cosa fare per incrementarla?

    Posted by attilio @ 16:36

Leave a Comment

Please note: Comment moderation is enabled and may delay your comment. There is no need to resubmit your comment.