• 29 Mag

    I SETTANTADUE: DUE A DUE AVANTI A SÉ
    Luca: 10,1-20

     

    a cura di p. Attilio Franco Fabris

     

    1 Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2 Diceva loro: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe. 3 Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4 non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada. 5 In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa. 6 Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7 Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l’operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa. 8 Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, 9 curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio. 10 Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle piazze e dite: 11 Anche la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino. 16 Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato». 17 I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: «Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome». 18 Egli disse: «Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore. 19 Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare. 20 Non rallegratevi però perché i demoni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli».

    Questi settantadue discepoli svolgono un ruolo simile a quello di Giovanni. Si pongono tra la comunità apostolica e la comunità del mondo. Esprimono la varietà dei ministeri di cui il Signore (Kyrios v. 1 il risorto) ha bisogno per realizzare la sua missione.

    Essi sono per così dire la premessa di una comunità, una Chiesa, tutta ministeriale che troverà pieno sviluppo nelle seguenti comunità apostoliche. La loro missione prelude alla missione ministeriale di tutta la Chiesa, destinata a tutte le genti (72 popoli secondo Gn 10 vers. LXX)

    Essi condividono la missione di Gesù, si sono  consegnati a lui e lui si è consegnato a loro perché chi vede loro veda lui e chi ascolta loro ascolti lui. Sono la missione della Chiesa concretizzata nella vita, nella storia, negli incontri di ogni giorno.

    Questi discepolo hanno ricevuto da Gesù precise indicazioni. Essi devono rendere possibile l’incontro tra lui e l’umanità. Ciò sarà reso possibile dalla testimonianza d’amore che essi sapranno offrire al mondo; per questo sono mandati a due a due: “Da questo sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri”.

    Andate...”: il comando categorico di Gesù indica la serietà dell’impegno missionario.

    Gesù imprime in loro la stessa passione e urgenza (non salutate nessuno) per il regno indicando che il primo modo di viverla è desiderare che altri la condividano.

    Essi sono indifesi, poveri, deboli, (“agnelli in mezzo ai lupi”) ma totalmente concentrati sulla consapevolezza dell’importanza e dell’urgenza di quello che Gesù ordina. Egli li manda all’interno della quotidianità, della ferialità perché è lì, in quella esperienza umana, che Gesù vuol far giungere l’evangelo del regno. La casa, l’intimità, la ferialità…

    L’evangelo è destinato a diventare casa, città, stile di vita, guarigione, storia di gente concreta. I discepoli faranno in modo che chi li ascolta senta che sta ascoltando il Signore, che chi li disprezza sta disprezzando il Signore; il loro annuncio non appartiene a loro perché non è solo umano, sociologico, laico… Esso viene da Dio, ed è destinato ad irrompere nella storia per trasformarla in Regno di Dio.

    I discepoli ritornano con gioia ed essa è condivisa da Gesù stesso (vv 18-19). La loro missione è riuscita. Ma Gesù avverte: questa gioia, la vostra passione e il vostro zelo, non devono derivare dal fatto che i demoni si sottomettono…. Verranno infatti giorni in cui essi sperimenteranno la delusione, l’insuccesso, l’amarezza e la persecuzione: se hanno perseguitato me perseguiteranno anche voi. La loro gioia deve fondarsi su un’altra realtà: il fatto che essi stanno dando la vita per il servizio del regno e che questo merita loro che i loro nomi siano scritti nei cieli: “Siamo solo servi inutili, abbiamo fatto quello che dovevamo fare”…. “Vieni servo buono e fedele entra nella gioia del tuo padrone”. Il cercare altro è pericoloso e sempre insufficiente.

    CONFRONTANDOMI

    Con la Chiesa, come Chiesa, sono costruttore di un regno che in germe è già presente tra noi ma non ancora pienamente manifestato e realizzato.

    La missione dei settantadue dice l’amore per la Chiesa, per essere Chiesa, per consegnarmi alla Chiesa e alla missione che Gesù le ha affidato.

    Ma devo preoccuparmi sempre di far un passo in più. Da un sentirmi partecipa della vita della Chiesa al sentirmi partecipe alla vita del mondo mettendomi sempre dal punto di vista della Chiesa, palpitando con essa la sua missione per l’uomo frutto dello Spirito di vita.

    Si tratta di:

    Amare la Chiesa. Come Madre che mi ha generato alla vita della fede. Amare anche le sue rughe, e le sue stanchezze, contraddizioni. Amarla anzitutto.

    Amare la storia come la Chiesa la ama. Con la sua passione, il suo dramma. L’essere tutta di Dio pur mescolandosi in mezzo agli uomini.

    Amare la missione della Chiesa, consegnandomi sempre più ad essa. Ciò significa consegnarmi a Cristo stesso. E’ una vita donata, feconda, preziosa.

    Il mondo non capirà, ma vedendo la nostra testimonianza si innamorerà di ciò che è oltre di noi. Innamorandosi vorrà sperimentare. Sperimentando comprenderà.

    DI CONSEGUENZA

    Voglio collocare la mia piccola storia nella storia della Chiesa. Una Chiesa concreta fatta di volti precisi con le loro bellezze e i loro limiti.

    Voglio amare la Chiesa: imparando a guardare e amare il mondo attraverso i suoi occhi.

    Voglio amare la Chiesa e le chiese che fanno Chiesa. La mia comunità, la mia parrocchia…

    Prendo coscienza del mio essere consacrato alla missione.

     

    Posted by attilio @ 13:07

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