• 09 Mag

    SANGUE DA BERE
    Gv 6,53-54

    a cura di p. Attilio Franco Fabris

     

    Il sangue di Abele invoca giustizia dalla terra su cui è stato sparso (Gn 4,10).

    Dio dall’inizio del mondo raccoglie nei suoi otri tutto il sangue innocente e ogni lacrima (cf Sal 56,9) al fine di farne un miscuglio con cui colmare le coppe d’ira (cf Ap 14,17-20) per il giorno finale della vendetta.

    Solo allora il clamore dei persecutori coprirà quello delle loro vittime (cf Es 11,6; 3,7; Sal 9,13; 18,7).

    I modi con cui versare il sangue sono molteplici, molti dei quali nascosti agli occhi degli uomini ma non a quelli di Dio.

    Il tema del sangue si riallaccia a quello dei sacrifici. Il sangue degli animali non può essere assolutamente impiegato perché esso appartiene a Dio, è l’anima su cui l’uomo non ha alcun diritto (Gn 9,2-4).

    Quale allora l’orrore dei discepoli nel sentire l’espressione di Gesù a Cafarnao, sulle rive del lago:

    Gv 6,53 Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. 54 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 55 Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.

    Comprensibile la reazione: il linguaggio è duro e molti lo abbandonano.

    Dio aveva riservato per sé ogni sangue sparso dall’uomo: il sangue innocente come prova contro i persecutori, il sangue degli animali offerto come surrogato per la vita del popolo peccatore:

    Lv 17, 11: Poiché la vita della carne è nel sangue. Perciò vi ho concesso di porlo sull’altare in espiazione per le vostre vite; perché il sangue espia, in quanto è la vita.

    Il peccato infatti attirerebbe sul peccatore una pena di morte:

    Gn 2, 17: ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti.

    Tuttavia Dio mantiene in vita l’umanità peccatrice accettando il prezzo irrisorio del sangue animale. Forse in attesa di dare la propria vita in espiazione?

    “Le sostituzioni del sangue animale che mantengono in vita l’umanità moribonda dell’Antica Alleanza sono di auspicio all’abbeveraggio di sangue divino che nutrirà l’umnaità rinata nella nuova Alleanza”

    STERMINIO DEI PRIMOGENITI

    Il primo sangue animale sostitutivo è quello dell’Agnello pasquale.

    Possiamo porci alcune domande:

    – perché Dio vota allo sterminio i primogeniti d’Egitto?

    – perché Israele ha bisogno di una vittima di sostituzione per sfuggire allo sterminio degli egiziani?

    I primogeniti egiziani sono sterminati perché l’Egitto voleva sterminare il primogenito fra tutti i popoli, eletto da Dio. La piaga è un terribile taglione per aprire gli occhi ai persecutori sulla libera scelta di Dio.

    Se Israele sfugge lo è solo in quanto in quel momento è vittima.

    Ogni membro dell’umanità condannata a morte non sfuggirà alla sua pena se non in quanto avrà parte del mistero di vittima che definisce fra gli uomini la situazione del primogenito di Dio.

    I profeti lo ripetono continuamente: non è il sangue degli animali che giustifica, ma la giustizia derivante dall’osservanza dei comandamenti.

    A questo punto è l’inadempiente condannato che offre una vittima sostitutrice. Questo sangue innocente diventa misteriosamente intercessione per colui che lo ha sparso.

    E solo il sangue di una vittima senza peccato può intercedere per il peccatore:

    Lv 22,20 Non offrirete nulla con qualche difetto, perché non sarebbe gradito. 21 Se uno offre al Signore, in sacrificio di comunione, un bovino o un ovino, sia per sciogliere un voto, sia come offerta volontaria, la vittima, perché sia gradita, dovrà essere perfetta: senza difetti. 22 Non offrirete al Signore nessuna vittima cieca o storpia o mutilata o con ulceri o con la scabbia o con piaghe purulente; non ne farete sull’altare un sacrificio consumato dal fuoco in onore del Signore. 23 Come offerta volontaria potrai presentare un bue o una pecora che abbia un membro troppo lungo o troppo corto; ma come offerta per qualche voto non sarebbe gradita. 24 Non offrirete al Signore un animale con i testicoli ammaccati o schiacciati o strappati o tagliati. Tali cose non farete nel vostro paese, 25 né accetterete dallo straniero alcuna di queste vittime per offrirla come pane in onore del vostro Dio; essendo mutilate, difettose, non sarebbero gradite per il vostro bene».

    1Pt 1,18 Voi sapete che non a prezzo di cose corruttibili, come l’argento e l’oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dai vostri padri, 19 ma con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia.

    Questo servirà a far comprendere il gesto criminale e misterioso della condanna a morte del Servo esente da peccato:

    1Gv 3,5 Voi sapete che egli è apparso per togliere i peccati e che in lui non v’è peccato.

    PER LE SUE PIAGHE SIAMO STATI GUARITI

    La distruzione del regno di Giuda mentre è in atto la grande riforma religiosa di Giosia non può essere letta come castigo verso il “Servo Israele”.

    Ma allora che significato essa può assumere?

    Essa è in vista di una glorificazione di Israele davanti a tutti i popoli:

    Is 53, 1 Chi avrebbe creduto alla nostra rivelazione?

    A chi sarebbe stato manifestato il braccio del <Signore?

    2 E’ cresciuto come un virgulto davanti a lui

    e come una radice in terra arida.

    Non ha apparenza né bellezza

    per attirare i nostri sguardi,

    non splendore per provare in lui diletto.

    3 Disprezzato e reietto dagli uomini,

    uomo dei dolori che ben conosce il patire,

    come uno davanti al quale ci si copre la faccia,

    era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.

    4 Eppure egli si è caricato delle nostre <sofferenze,

    si è addossato i nostri dolori

    e noi lo giudicavamo castigato,

    percosso da Dio e umiliato.

    5 Egli è stato trafitto per i nostri delitti,

    schiacciato per le nostre iniquità.

    Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di <lui;

    per le sue piaghe noi siamo stati guariti.

    6 Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,

    ognuno di noi seguiva la sua strada;

    il Signore fece ricadere su di lui

    l’iniquità di noi tutti.

    7 Maltrattato, si lasciò umiliare

    e non aprì la sua bocca;

    era come agnello condotto al macello,

    come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,

    e non aprì la sua bocca.

    8 Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di <mezzo;

    chi si affligge per la sua sorte?

    Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi,

    per l’iniquità del mio popolo fu percosso a morte.

    9 Gli si diede sepoltura con gli empi,

    con il ricco fu il suo tumulo,

    sebbene non avesse commesso violenza

    né vi fosse inganno nella sua bocca.

    10 Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.

    Quando offrirà se stesso in espiazione,

    vedrà una discendenza, vivrà a lungo,

    si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.

    11a Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce

    e si sazierà della sua conoscenza;

    Dio stessi prenderà parola:

    11b il giusto mio servo giustificherà molti,

    egli si addosserà la loro iniquità.

    12 Perciò io gli darò in premio le moltitudini,

    dei potenti egli farà bottino,

    perché ha consegnato se stesso alla morte

    ed è stato annoverato fra gli empi,

    mentre egli portava il peccato di molti

    e intercedeva per i peccatori.

    Le disgrazie del regno di Giuda assommano la figura del Servo, il destino dell’Agnello Pasquale e delle vittime del Tempio.

    Israele fuggendo dall’Egitto era vittima protetta da Dio, ora l’Israele dell’esilio rinuncia a questa protezione: esso prende proprio su di sé il castigo.

    E’ una nuova apertura verso la scoperta della sua vocazione in mezzo a tutti i popoli. Israele sarà lui stesso ormai la vittima del Tempio, ormai distrutto, la cui espiazione è sufficiente per sospendere l’esecuzione della sentenza di morte che incombe su chi sacrifica.

    Vi è un dramma storico di questo popolo al quale va attribuito il valore di un gesto profetico nel quale si rivela il mistero del Redentore.

    Certo, a giudizio dell’uomo nuovo, l’ultimo respiro dell’innocente è più potente del verdetto ingiusto che in lui si realizza. L’ultimo respiro avrà accesso all’Onnipotente sia che si tratti di vendetta che di intercessione.

    Ma tra i figli di Adamo esistono innocenti? O tutti sono vittime e carnefici nello stesso tempo?

    Esiste realmente un innocente?

    La figura misteriosa del Servo-Vittima appare così in trasparenza.

    E’ Dio che si incarica di portare un destino che i figli di Adamo non riescono a prendere su di sé. E’ Dio stesso che in Gesù di Nazaret diventa quel “piccolo resto” fedele e innocente annunciato dai profeti.

    Il suo destino di vittima non lo mette al bando solo da parte dei pagani ma anche da parte del suo stesso popolo. Nei suoi confronti tutti assumono il ruolo di carnefici.

    Il suo sangue innocente è l’unica bevanda capace di rendere la vita ai suoi moribondi carnefici. E il destino di tutte le vittime si compie in lui.

    Ora ogni figlio di Adamo è vittima e carnefice legato a colui che incarna la vittima come a colui che incarna il carnefice.

    Ma l’uomo credendosi solo vittima, rifiuta la sua responsabilità di carnefice, e le sue tendenze di carnefice gli impediscono di scegliere il destino di solidarietà con le vittime.

    ACQUA E SANGUE

    Dal costato di Cristo uscì sangue e acqua.

    E’ l’acqua del pentimento battesimale per il carnefice accusato dallo Spirito dinanzi alla croce.

    E’ il sangue della Nuova Alleanza per entrare in comunione di destino con la vittima.

    1Gv 5, 6 Questi è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità. 7 Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza: 8 lo Spirito, l’acqua e il sangue, e questi tre sono concordi.

    Il sangue eloquente della Nuova Alleanza grida perdono e intercede:

    Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno

    Questo è il calice del mio sangue versato per voi e per tutti in remissione dei peccati

    Questo appello sovrasta il grido di vendetta del sangue di Abele.

    Ora L’agnello-Cristo è lui stesso propiziatorio, trono di JHWH, ed è colui che sta in mezzo al trono (Ap 7,17); è lui il sommo sacerdote che offre il suo sangue: il rituale dell’espiazione sta tutto ora nel corpo martoriato di Gesù.

    UN PRIMO APPELLO

    Il sangue di Cristo è invocazione di perdono per chi lo versa ed è appello al pentimento.

    La prima risposta è lo “spezzarsi del cuore di pietra” (Ez 36,26) del colpevole:

    At 2, 23 dopo che, secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, fu consegnato a voi, voi l’avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l’avete ucciso… 36 Sappia dunque con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso!».  37 All’udire tutto questo si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?». 38 E Pietro disse: «Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo.

    Il battesimo di pentimento “nel nome” di colui che hanno crocifisso li unirà alla morte della loro vittima:

    Rm 6, 3 O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? 4 Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. 5 Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione. 6 Sappiamo bene che il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato.

    Immergendomi col battesimo nella morte di Cristo io metto a morte il ribelle e il carnefice, l’uomo vecchio, e mi unisco alla mia vittima.

    Questa unione ha come conseguenza che gli stessi carnefici vengano uniti anche tra di loro: un unico corpo immolato e redento:

    1Cor 12,13 E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito.

    Col 3, 11 Qui non c’è più Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro o Scita, schiavo o libero, ma Cristo è tutto in tutti.

    UN SECONDO APPELLO

    Il secondo appello del sangue è dunque l’unità dell’umanità intera nella comunione al destino del crocifisso.

    E’ appello alla vita. La morte non ha più potere per colui che in Cristo è morto al destino di Abramo. Vi è un uomo nuovo, una umanità nuova nata dalla morte battesimale.

    SANGUE DA BERE

    Comprendiamo ora perché per i discepoli della Nuova Alleanza è necessario bere il sangue della loro vittima, mentre il sangue degli altri sacrifici doveva essere asperso.

    Il sangue è la vita, e Adamo si tagliò fuori dalle sorgenti della vita: era destinato dunque alla morte.

    La prima riparazione è un’effusione della vita davanti a Dio. Asperso dal sangue dei sacrifici Israele si trova assimilato simbolicamente alla morte delle vittime. Aspergendo l’altare Israele sparge simbolicamente davanti al suo Dio la vita sottratta ad Adamo.

    Questo sangue non può essere bevuto: i figli di Adamo non hanno diritto e potere di rianimare la loro vita moribonda.

    L’uomo tagliato fuori dal circolo vitale deve almeno ricordare che la vita viene e va a Dio.

    In Cristo Si attua una nuova relazione con Dio. Il sangue della vittima ora può essere bevuto: esso non solo restituisce alla vita il peccatore, ma riapre bensì anche le sorgenti della vita che erano state chiuse.

    Quel sangue e quell’acqua fanno scaturire quasi un grido di gioia (cfr. Gv 19,35).

    Da ora contempleranno tutti colui che è stato trafitto (cfr. Zac 12,10).

    L’uomo si abbevera al fianco della vittima riconosciuta come Dio.

    Posted by attilio @ 18:15

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