il feudo monastico di Bobbio

 

Il feudo monastico di Bobbio o feudo monastico di San Colombano di Bobbio fu un territorio molto vasto il cui centro religioso, culturale e politico era incentrato nell'abbazia di San Colombano di Bobbio, oggi in provincia di Piacenza.

L'abbazia venne fondata nel 614 dal santo irlandese Colombano, monaco, abate missionario e uomo d'azione che partendo dalla natia Irlanda evangelizzò tutta l'Europa ri-cristianizzandola dopo le invasioni barbariche pagane od ariane, fondando centinaia di abbazie, monasteri o semplici chiese tutte seguenti la sua regola dettata attorno al 591 nell'abbazia di Luxeuil in Francia denominata poi regola dell'Ordine di San Colombano.

Il territorio si estendeva in buona parte delle attuali provincie di Alessandria, Pavia, Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Genova, La Spezia, Massa-Carrara, Lucca e Pisa. In più vi erano feudi sparsi sia come abbazie, priorati o semplici monasteri e celle monastiche isolate in tutta la zona del centro-nord d'Italia.

Nel 1014 Bobbio diverrà sede vescovile nella persona dell'abate-vescovo-conte Pietroaldo formando la Contea di Bobbio sul medesimo territorio.

Storia

La donazione longobarda del re Agilulfo e della regina Teodolinda allo stesso san Colombano era di 4 miglia attorno al monastero, ma ben presto il territorio crebbe.

Tra il VII secolo ed il X secolo Bobbio divenne un vero e proprio feudo monastico grandissimo ed esteso, non raggruppato su di un unico latifondo, salvo la zona centrale attorno alla città ed alla val Trebbia. Il territorio si estese subito anche all'Oltrepò, alla val Tidone, alla val Curone e alla val d'Aveto in una zona unica e contigua. Ma era anche formato da terreni e piccoli feudi sparsi per tutta l'Italia Settentrionale, dalle coste del mar Ligure al Piemonte e al lago di Como, al lago di Garda, le zone del Ticino e del Po, fino all'Adriatico, con una flotta di imbarcazioni che collegavano Pavia con la Svizzera e per il Po i possedimenti sul Mincio, di Comacchio, Ferrara, Ravenna, Venezia ed Ascoli Piceno, ma anche sul mare con i porti liguri di Moneglia e Porto Venere. Vi furono possedimenti nel Lodigiano (San Colombano al Lambro e Fombio), nella Val Pellice (Bobbio Pellice), in Valsassina (Piani di Bobbio), in Liguria (San Colombano Certenoli), lungo la zona appenninica per la Via degli Abati (precorritrice dell'antica Via Francigena) da Bobbio passando per Bardi, Borgo Val di Taro, la Cisa e Pontremoli, in Lunigiana, nella Val Fontanabuona, nella Val di Vara e la Magra ed in Garfagnana, ecc.

Il feudo ebbe la protezione imperiale e papale e l'abate era nullius dioeceseos (Abbazia territoriale) e dal 643 l'abate ebbe anche la carica di Abate mitrato. Dopo le incursioni saracene venne difeso anche dagli Obertenghi, in esso i monaci vi avevano costruito numerosissimi monasteri sia secondo la regola colombaniana che benedettina e vi coltivavano le terre in modo intensivo, specie impiantando anche vigneti, oliveti e castagneti e costruendo mulini; inoltre vi erano numerosi allevamenti specie di pecore per l'utilizzo della pergamena per lo scriptorium, sia di Bobbio che nei vari monasteri. Inoltre si trovavano monasteri sparsi all'estero dalla Spagna fino alla Germania, in Irlanda ed in Inghilterra, collegati da numerose strade percorse da pellegrini e da monaci.

Vi furono edificati numerosi castelli e fortificazioni sul territorio a protezione anche religiosa, specie nel periodo delle invasioni musulmane.

L'abate Agilulfo iniziò la costruzione nell'883 del nuovo monastero dove si trova attualmente.

Nella metà del X secolo iniziò la prima decadenza anche per l'affievolirsi della protezione imperiale e papale e molti feudi passarono direttamente agli Obertenghi e poi ai vari rami famigliari come i Malaspina nel 1164, ma anche le vicine diocesi vescovili divenute potenti via via si impossessarono del territorio. Anche perché il potere degli abati si era affievolito ed in molte zone i religiosi e quindi anche i monaci dovevano obbeddienza primaria ai locali vescovi.

Sarà l'abate Gerberto, divenuto papa Silvestro II a risolvere le attribuzioni territoriali e sul titolo di conte di cui i predecessori hanno ritenuto effigiarsi dall'846 su di un diploma imperiale ritenuto da molti un falso storico. Infatti ottenne dall'imperatore Ottone III la conferma di tutti i privilegi passati con la conferma del comitato bobbiese all'abate Pietroaldo.

La situazione di decadenza anche cittadina venne superata con la creazione a partire dal febbraio 1014 della diocesi di Bobbio sotto la carica dell'abate-vescovo-conte Pietroaldo, che diverrà contea vescovile prendendo buona parte del territorio abbaziale con restituzioni parziali e donazioni da parte delle vicine diocesi. Con la successiva separazione delle cariche di abate e vescovo e delimitazione dei rispettivi territori si parlerà esclusivamente di contea vescovile di Bobbio. Dopo il 1200 l'abate di Bobbio sarà sottoposto all'autorità del vescovo locale.

La Contea di Bobbio con varie vicissitudini durerà fino al 1743 con il passaggio nel Regno di Sardegna e la creazione della Provincia di Bobbio. Invece la Diocesi di Bobbio rimarrà autonoma fino al 1986-89 con le aggregazioni prima sotto Genova e poi sotto Piacenza.

Sviluppo monastico del territorio

I monaci colombaniani di Bobbio nel territorio di loro competenza ma anche nel resto del nord Italia e d'Europa evangelizzarono i popoli insegnando a pregare a dissodare la terra aprendo orti nelle sterpaglie, e nelle selve spazi terrazzati per la coltura del castagno, dell'olivo, della vite, degli alberi da frutto, del grano e degli ortaggi.

Dove un tempo vi era la selva, la roccia, lo strapiombo dei dirupi, nascono presso fiumi e fonti le tende, le case, il villaggio, il borgo. la città, la civiltà. Nascono le edicole, le cappelle, le chiese, i monasteri e le monumentali abbazie.

Il monastero dilata i suoi spazi fino a diventare rifugio e asilo per i poveri, i pellegrini, ospedale per gli infermi, accoglienza per biblioteche, cenacoli di studio e di incontri culturali. Alla luce del vangelo e del camminare insieme nasce la comunità cristiana e più tardi la parrocchia.

Abbazie, monasteri, chiese e celle monastiche

Oltre che all'abbazia di San Colombano di Bobbio, abbazia matrice in Italia, vi erano numerosi insediamenti monastici, che possiamo suddividere in abbazie autonome, priorati autonomi con un monastero centrale, priorie ed altri monasteri dipendenti con celle monastiche, monasteri e chiese con celle monastiche (curtis,domuscultae, sortes, pievi, xenodochia, mulini e feudi agricoli) contigue o isolate dipendenti sempre da Bobbio.[1] [2]

Feudo compatto attorno a Bobbio

Centrale vi era l'abbazia di San Colombano di Bobbio con numerosisimi possedimenti sia nei paesi che nelle valli.[3] [4] [5]

Nel Bobbiese

Val Trebbia, Aveto e Nure

Val Tidone

Oltrepò

                Voghera, Oltrepò pavese, Torrazza Coste, Barbata Santa Giuletta, Redavalle, Casteggio, Barbada          cum Solariolo e Memoriola e S. Maria di Mormorola di Borgoratto Mormorolo, Spariano di    Bosnasco, Val Versa, Auliano (xenodochio S. Benedetto), Begolio, Luliatica e Vinzasco, Soriasco e     Pizzofreddo di Santa Maria della Versa, Golferenzo, Volpara, Canevino, Rovescala Valle Staffora,       Massinigo Santa Margherita di Staffora

                taffora-Val Nizza-Val Tidone, Cecima, Trebbiano Ponte Nizza, Nizza (corte di S. Paolo in              Nizza), Pratolungo, Casarasco, Cassano, Monte, S.Albano (di Bobbio) (corte di S. Albano in               Candubrio)         Val di Nizza, S.Ilario, Bozzola, Casa de' Fabiani, Molino d'Alberto, Rio Torbida,               S. Agata Valverde,          Rossone, San Silverio, Rivaroli, S. Severo e Silvano, Tovazza (corte),              Pradelle, Perducco (corte di       S. Antonino), S. Paolo di Sarturiano Zavattarello, Montelungo                  di Montelungo, Pometo, Ponte              Peduculosum, Torre degli Alberi Ruino

o        Alta Val Staffora, Bosmenso, Castano, Cavagnolo, Ranzi e S. Matteo di Ranzi, Monteforte, Bognassi, Cagnano (xenodochio di S. Martino, corte e mulino), Canianum, Carro, Linaro, Cagnarello, Sagliano (corte e mulino) Varzi, S.Pietro, Casasco, Polinago o Pornago, Cella (di Bobbio), Carpeneto, Monte Martino o Montemartino, Monte Zucchello, Vigomarito o Vicomarito, Campolungo, Cadalenci Menconico, Livello o Livelli Bagnaria

o         

o        Alta Val Staffora-Val Trebbia pavese-Avagnone, Brallo di Pregola, Pregola (Corte di S. Agata), Barostro, Campo del Prete o Casa del Campo, Corbesassi, Someglio, Ponti, Pratolungo, Lama, Colleri ed il Colle di Arpeselle

Alta Val Tidone pavese, Montagna o Montana, Totonenzo o Tatonenza, Valle, Rivarolo, Grazi Romagnese

Alessandrino, Tortona, Val Borbera, Val Curone

Lungo la Via degli Abati

Piacenza, pianura piacentina e dintorni

Parma, pianura e Valli del Ceno e Taro

Genova ed il Levante ligure

Feudi sparsi del centro-nord d'Italia

Sono indicati sia città o comuni con un monastero colombaniano all'interno del paese con possedimenti limitrofi esterni o monasteri esterni con un territorio coltivato.

Priorato di Bardolino

Autonomo ma dipendente dall'Abate di Bobbio vi era il vasto e ricco Priorato di Bardolino, con il territorio del lago di Garda, dei fiumi Adige, Mincio e la zona della Valpolicella, oggi sotto tre regioni (Lombardia, Veneto e Trentino).

L'elenco di vari monasteri e celle monastiche è notevole, possiamo citare fra i maggiori: Bardolino, Pastrengo, Lazise, Garda con i vicini monasteri di Rivalta, Santa Sofia e San Pietro Incariano, e Priviniano (vicino al fiume Adige), Costermano con i monasteri di Marciaga e Castion, Torri del Benaco con il monastero di Albisano, San Zeno di Montagna, Pesina, Avio, Rovereto, Trambileno con l'Eremo di San Colombano, Il Monastero di Venzano vicino Trento, Riva del Garda, Toscolano-Maderno, Salò ed il vicino Monastero di Solarolo, Peschiera del Garda, Sirmione, Leno, Castel d'Azzano, Porto Mantovano (con possedimenti terrieri e diritti sulla navigazione fluviale sul Po), Mantova e Riva di Suzzara.

Il Monastero di San Colombano in Bardolino gestito autonomamente dai monaci colombaniani gestisce numerosi poderi coltivati e molti vengono dati in affitto ala popolazione locale, che ogni anno il 23 novembre (ricorrenza del santo irlandese) versa all'abbazia madre un fitto. Il monastero era famoso inoltre per la conciatura delle pelli, per la cui lavorazione usava lo scotano o Rhus cotinus, un arbusto che veniva raccolto e ridotto in polvere. Un quarto del raccolto veniva inviato all'Abbazia di Bobbio, ricevendo in cambio libri e codici per la biblioteca del monastero.

Bibliografia

Note

  1. ^ Valeria Polonio Felloni Il monastero di San Colombano di Bobbio dalla fondazione all'epoca carolingia - Tabella I dei possedimenti in Italia - Pag 16a
  2. ^ Eleonora Destefanis Il Monastero Di Bobbio in Eta Altomedievale - Carte di distribuzione Fig. 44-44a-44b - Pag 67-70
  3. ^ Valeria Polonio Felloni, Il monastero di San Colombano di Bobbio dalla fondazione all'epoca carolingia, Genova 1962, pp. 136 (Fonti e studi di storia ecclesiastica, II) - Tabella II dei possedimenti limitrofi - Pag 33
  4. ^ Alessandro Schiavi, Il monastero di Bobbio e il paesaggio delle Curtes dell'Oltrepò Pavese nei secoli IX-X - Archivum Bobiense n. 21, Bobbio 1999 - Pag 151-191
  5. ^ Giacomo Coperchini, Le Terre di S. Colombano: La Valle in qua situm est Monasterium ed il Monastero Sancti Pauli de Mediana - Articoli in Archivum Bobiense n. 22 e 23, Bobbio 2000-2001
  6. ^ Arte & Fede
  7. ^ Arte & Fede


Catholic Encyclopedia, New York, 1907, Nihil obstat, 1918, 1983, 2000, Storia di Bobbio, monachesimo. L'articolo Feudo monastico di Bobbio fa parte dell'enciclopedia Wikipedia ed e' sotto licenza Creative Commons Attribution/Share-Alike License